Ieri sera mi sono goduto un bellissimo servizio su Giorgio La Pira, il grande e santo sindaco di Firenze. Io, ai tempi di La Pira, ero per la sinistra democristiana e, seguendo gli insegnamenti della scuola di vita di don Mazzolari e di don Milani, facevo un tifo da “curva” per i cristiani progressisti. Allora seguivo con estrema attenzione le vicende del sindaco di Firenze però sentirle raccontare oggi, da chi conosce meglio di me i risvolti, le reazioni e i contraccolpi tra i “benpensanti” fuori e dentro la Chiesa e la politica italiana, ha fatto sì che questo servizio mi investisse e facesse riemergere ricordi di passioni e di discussioni che credevo ormai definitivamente sepolti sotto la cenere del tempo.
La rubrica di Rai Storia ha messo a fuoco la figura di questo amministratore pubblico “fuori serie” offertoci non dalla Bocconi ma dalla mistica Santa Teresa d’Avila o da San Giovanni della Croce; un uomo assolutamente inedito nella storia della Chiesa e della politica del nostro Paese e, mentre sullo schermo scorrevano le sequenze degli eventi che hanno contraddistinto la sua azione, d’istinto l’ho confrontato con un altro sindaco di Firenze, con quel Matteo Renzi che abbastanza di frequente afferma di ispirarsi al suo santo predecessore.
I due personaggi però hanno una caratura molto diversa e, anche se non ho nessuna difficoltà nel pensare a Renzi come ad un cristiano che a modo suo sta spendendosi per l’Italia, devo però ammettere che La Pira era un uomo di una tempra ben diversa, era un uomo che camminava con un altro passo, con ideali tanto diversi da essere il “folle” che si fidava ciecamente di Dio e che sulla fede ha giocato la sua vita ed ha lanciato le sue sfide impossibili. Ho concluso che uomini come La Pira, nel piano dell’economia della Provvidenza, sono un dono preziosissimo del Signore e questi uomini di Dio, fuori dalle righe della logica normale, diventano punti di riferimento straordinari che costituiscono un grande stimolo per chi vuole impegnarsi seriamente a favore della comunità. Rimangono però purtroppo figure uniche ed irripetibili uscite dalla mano di Dio, prototipi a cui non fa seguito una produzione di serie. Mi pare perciò buona cosa che Renzi, anche se per il suo impegno politico dice di ispirarsi a La Pira, continui a rimanere se stesso, magari moderando un po’ quella sua aria scanzonata e provocatrice, perché se tentasse di imitare La Pira farebbe fiasco.