Sono da sempre convinto che qualsiasi apparato burocratico, specie se di enti statali o parastatali, sia una delle più grosse palle al piede che impedisce alle strutture un passo veloce ma soprattutto una produttività che giustifichi un numero così grande di dipendenti. In tempi lontanissimi di questa sensazione, quasi istintiva, ebbi una dimostrazione teorica.
Monsignor Vecchi era molto amico della famiglia Coin, i notissimi imprenditori veneziani, ma soprattutto di uno dei suoi giovani rampolli: il dottor Piergiorgio. Monsignore, quando questo giovane imprenditore veniva a fargli vista, spesso lo invitava a pranzo. Il dottor Piergiorgio, che collaborava con il fratello Vittorio alla conduzione della grande azienda familiare, come tutti i giovani era curioso e desideroso di aggiornarla dal momento che essa poggiava ancora sul fiuto commerciale dei vecchi fratelli Alfonso e Aristide, rispettivamente loro zio e padre. Durante il pranzo normalmente si parlava sia della nostra parrocchia sia della sua azienda e a questo giovane imprenditore piaceva quanto mai raccontarci dei viaggi in America che faceva per aggiornarsi sulle metodologie più avanzate di gestione e di vendita. Ricordo di aver appreso allora che quando in un’azienda il numero di impiegati supera un certo livello invece di essere produttivi finiscono per intralciare il lavoro e per costituire un peso per l’azienda stessa.
Quando penso ai tremilaseicento dipendenti del Comune di Venezia e agli oltre seimila delle società controllate dal Comune, mi spiego l’assoluta inefficienza dell’apparato comunale e penso che questa realtà valga anche per la Regione per non parlare poi dello Stato. Quindi non capisco perché, se è scientificamente dimostrato che un numero di dipendenti così elevato è più dannoso che utile, Renzi non faccia fare una cura dimagrante all’apparato statale e Zaia e Brugnaro non facciano altrettanto in Regione e in Comune rendendo questi organismi leggeri, efficienti, meno costosi e soprattutto impegnati a servire i cittadini e non a rendere la loro vita sempre più difficile.