Salvini, volgare, sfrontato e a caccia di voti a qualunque costo come sempre, all’invito di Papa Francesco di “non voltarci dall’altra parte” nei riguardi dei profughi ha detto che se al Pontefice stanno tanto a cuore questi poveri grami può portarseli in Vaticano. Penso che anche Salvini legga i giornali e guardi la televisione e quindi sappia come il nostro Papa non viva da sovrano ma si sforzi in ogni occasione di comportarsi come un servo. Ritengo opportuno evitare di ritornare sui suoi modi di essere sia perché ne ho già parlato molte volte sia perché sono convinto che tutti conoscano ed apprezzino i comportamenti del nostro amatissimo e caro Pontefice. Credo che anche Salvini abbia saputo che il Papa ha invitato i preti, le suore e le diocesi che hanno conventi, monasteri e seminari vuoti ad aprirli ai profughi. Purtroppo però non tutti i preti, i frati, le suore e i vescovi sono come il Papa.
Io, da impertinente quale sono sempre stato, ho “mandato a dire” al Papa, attraverso “L’incontro”, di non limitarsi a rivolgere inviti ma di impartire l’ordine, ad ogni parroco d’Italia, di mettere a disposizione uno o più appartamenti, in funzione della grandezza della parrocchia, per una o più famiglie di profughi. Tutti gli enti religiosi, sia grandi che piccoli, potrebbero fare un gesto come questo. La stampa finora non ha diffuso la notizia che il Papa abbia impartito questo ordine e per questo sono convinto che o il segretario di Papa Francesco si è dimenticato di passare al Pontefice quel numero de “L’incontro” oppure che i preposti degli enti religiosi, dopo aver ricevuto l’ordine, abbiano fatto orecchie da mercante ed abbiano preferito limitarsi a parlare della santa virtù della carità invece di praticarla.
Desidero però che si sappia che io non mi tiro mai indietro e in questi frangenti mi domando: “Ed io cosa posso fare?”. Pur non essendo il responsabile dei Centri Don Vecchi ho insistito affinché la Fondazione destinasse a questo scopo un piccolo appartamento che abbiamo ereditato ma, poiché è molto malmesso, la direzione ha pensato che quella sarebbe stata una carità pelosa. Il consiglio di amministrazione della Fondazione ha preferito mettere a disposizione della Protezione Civile due alloggi, in uno dei cinque centri Don Vecchi, da destinare ad anziani che abbiano avuto la casa disastrata dal tornado che ha colpito la Riviera del Brenta. L’offerta è stata un po’ tardiva ma comunque fortunatamente c’è stata e una volta ancora è valido il motto: “Meglio tardi che mai!”. Ora sto aspettando di apprendere cosa faranno Salvini e la sua Lega.