Oggi, missionari a casa nostra

Una ventina d’anni fa, non ricordo come, conobbi una vecchia suora che da una vita era missionaria in un paese africano ed ho mantenuto con lei una fitta corrispondenza. Oggi le suore sono qualificate, conseguono titoli di scuola superiore e prima di partire per le missioni si specializzano con corsi di formazione mentre un secolo fa, quando quella ragazza del nostro Veneto partì per le missioni, penso che al massino avesse conseguito l’attestato di terza elementare. Il fatto poi di essere rimasta in Africa per vari decenni aveva talmente imbastardito il suo italiano, già inquinato dal nostro dialetto, che le lettere che ci scriveva erano di una povertà assoluta sia per i vocaboli che per la grammatica e per la sintassi. Le lettere di quella santa creatura, che avevo fatto conoscere alla parrocchia come “la vecchierella di Dio”, erano però lettere che toccavano il cuore e trasmettevano la sua sconfinata passione per le anime. Questa vecchia missionaria, morta a più di novant’anni in Africa perché non si volle staccare dai suoi poveri indigeni, da un lato ci illustrava come spendeva le nostre offerte: fagioli secchi, sale e altri generi di prima necessità e dall’altro ci parlava con tenerezza delle decine e decine di adulti che si preparavano a ricevere il Battesimo ad una scuola dove l’insegnante era questa vecchia suora quasi illetterata ma con una laurea in fede e generosità conseguita con centodieci e lode.

In questi giorni sto leggendo la biografia di un’altra “suora” senza voti e senza tonaca: Madeleine Delbrêl che ha speso la vita nei sobborghi più scristianizzati di Parigi; una donna di Dio, fine intellettuale e una mistica impegnata nel sociale, quasi per nulla preoccupata di convertire e di battezzare e talora perfino in contrasto con l’apparato ecclesiastico ma attentissima al discorso politico dei responsabili dei quei quartieri dominati dal marxismo ed ancor più impegnata a testimoniare con la sua vita Gesù Cristo. L’unica sua preoccupazione fu quella di ascoltare tutti, di amare tutti, di dialogare con tutti ma soprattutto di vivere in una intimità così profonda con il Cristo affinché la sua gente, che amava più di se stessa, potesse vedere ed incontrare nella sua persona e nella sua umanità Gesù di Nazareth, il figlio di Dio. Due testimonianze da Vangelo tanto diverse però entrambe vere e autentiche e soprattutto capaci di mettersi in assonanza con gli uomini del tempo e del luogo dove hanno testimoniato Gesù. Oggi penso che la gente accetti e capisca maggiormente la Delbrêl che la “vecchierella di Dio” però ambedue sono state un ostensorio del Cristo.

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