Almeno una volta alla settimana mi reco al Don Vecchi 5, la struttura con la quale è cominciata la nascita del “Villaggio Solidale degli Arzeroni”, per consegnare un certo numero di copie de “L’Incontro”.
L’avventura del quinto Centro, che nell’intenzione dell’assessore regionale Remo Sernagiotto doveva rappresentare un progetto pilota per sperimentare una soluzione più economica ma soprattutto socialmente più valida per quella zona grigia di anziani che si collocano tra gli ottantacinque e i novantacinque anni, è cominciata praticamente all’inizio di settembre dello scorso anno.
Il progetto è stato avviato con un indirizzo non ben definito perché non si è avuto il coraggio di optare per una scelta radicale realizzando una struttura per anziani che, anche se al limite dell’autosufficienza fossero ancora relativamente autonomi ma, temendo che la sperimentazione potesse fallire si è tentato di adattarlo anche per l’accoglienza di persone non autosufficienti. Devo constatare però che, nonostante tutto, il progetto è risultato positivo.
Un secondo elemento che ha provocato preoccupazioni, tentennamenti e paure è stato determinato dal venir meno di quel contributo regionale che doveva consentire di assumere un certo numero di assistenti per sopperire al maggior deficit di autonomia dei nuovi residenti, quasi tutti appartenenti alla fascia della quinta età. Anche questo secondo ostacolo però è stato brillantemente superato in quanto la Fondazione ha imposto ai familiari una maggior presenza, presenza che, alla prova dei fatti, non solo è risultata possibile ma anzi ottimale.
La terza gamba che si è temuto facesse barcollare il progetto è stata l’ubicazione del Centro che, pur essendo vicino alla zona commerciale, risulta comunque un po’ decentrato e mal servito dagli autobus e questo ci ha fatto pensare di non poter contare sul volontariato, elemento essenziale per abbattere i costi: anche questa difficoltà però è stata brillantemente superata.
Nell’ultima visita ho riscontrato un clima sereno e soprattutto ho trovato uno staff di volontari estremamente motivato, coordinato ed efficiente. Portare a regime l’iniziativa si è rivelata un’impresa abbastanza concitata che ha generato paure e preoccupazioni però oggi possiamo affermare con assoluta tranquillità che questo progetto pilota per la quinta età è felicemente decollato e sta dimostrandosi quanto mai valido anche senza ulteriori contributi della Regione. Tuttavia se potessimo attingere a questa disponibilità riusciremmo ad apportare ulteriori miglioramenti dimostrando così che è possibile arrivare alla fine della vita come persone e non come pesi da sopportare.