La popolarità, per il modo di offrirsi del nostro Sommo Pontefice e per la sua linea pastorale, è veramente alle stelle; non passa settimana senza che Piazza San Pietro si riempia come un uovo e i mass-media facciano a gara nell’informare sulle iniziative evangeliche di Papa Francesco.
Anch’io seguo con ammirazione, orgoglio ed affetto filiale le parole e le scelte di Papa Francesco; talvolta mi preoccupo per la sua incolumità perché il nostro mondo pare sempre più pieno di esaltati e di fanatici, tal’altra mi preoccupo per la tenuta della sua salute, sia per i precedenti, sia per la sua età e sia per il suo donarsi da mane a sera senza risparmiarsi. Talvolta mi addolora che certe frange bigotte e oltranziste manifestino riserve, che anche se non definirei eclatanti comunque si fanno sentire; che molti cristiani pur plaudendolo ed osannandolo in realtà continuino a vivere la loro fede alla vecchia maniera, paghi di qualche pratica di pietà e di qualche rito, senza seguire però l’esempio del nostro Papa che persegue un cristianesimo da Vangelo.
Tutto sommato mi pare che molti cristiani, preti e vescovi preferiscano il solito trantran piuttosto che imbarcarsi nel tentativo faticoso di diventare il “rifugio” dei poveri, degli ultimi, dei disperati e degli emarginati. Ora poi, specie in queste due ultime settimane, mi crea una certa angoscia il sapere che Papa Francesco ha sul suo tavolo due “brutte gatte da pelare”, non solo perché di difficile soluzione ma anche perché qualunque sarà la scelta che egli farà si ritroverà con mezza Chiesa scontenta e probabilmente anche contro.
Mi riferisco alle apparizioni di Medjugorje e ai problemi relativi alla famiglia. La Chiesa ormai non può più evitare di prendere posizione ma qualsiasi scelta faccia temo che non sarà compresa né dal mondo tradizionalista, ingessato nella tradizione, né da quello che preme per camminare al passo con i tempi, che chiede risposte vere e non solo formali.
Qualunque passo in avanti il Papa farà di certo non basterà né all’una né all’altra parte. Ricordo che un bravissimo giornalista cristiano intitolò la sua biografia di Paolo VI: “Le chiavi pesanti”. Paolo VI dovette veramente portare sulle spalle le chiavi pesanti di San Pietro ma quelle ora appaiono leggerissime se confrontate con quelle che oggi Papa Francesco deve sobbarcarsi di portare.