Gesù e la religione

Premetto che io so bene di non essere né il Papa, né un Vescovo, né un teologo e purtroppo neppure un Santo, motivo per cui le mie parole sono solamente quelle di “un povero cristiano” che cerca con ogni mezzo la verità.

Vorrei solamente confidare ai miei concittadini e fratelli di fede le piccole “scoperte” che vado facendo nella mia ricerca quotidiana.

Una delle ultime conclusioni a cui sono giunto, in questo tempo in cui ho riflettuto in modo particolare sulla Resurrezione e sul Mistero Pasquale, è stata questa: Gesù, come uomo, era profondamente religioso, il Vangelo infatti documenta abbondantemente come si rivolgesse spessissimo al Padre, pregasse di primo mattino e fino a notte inoltrata, tuttavia in chiesa entrava poche volte e i suoi rapporti con la gerarchia ecclesiastica non sono mai stati idilliaci anzi, di frequente sono stati caratterizzati più dallo scontro che dall’incontro, tanto che suddetta gerarchia lo ha contrastato in tutti i modi, riuscendo alla fine a sbarazzarsi di Lui facendolo crocifiggere.

Questo non vuol dire che sia giunto alla conclusione di scoraggiare la gente dall’andare in Chiesa, dall’osservare le norme che la religione giustamente ci suggerisce, però mi induce a concludere che è ancora più importante ascoltare la voce della propria coscienza, avere un rapporto costante e profondo con nostro Signore, interrogarlo ed ascoltarlo nelle difficoltà, avere rigore morale e soprattutto praticare in maniera seria e coerente la solidarietà.

Non vorrei lasciarmi andare ad una battuta ad effetto in cose così importanti però sono indotto a pensare che Gesù sia stato sì profondamente religioso, ma non bigotto e nemmeno troppo preoccupato di ridurre la sua religiosità alla pratica dei riti sacri.

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