Qualche settimana fa ho pubblicato sulla copertina de “L’Incontro” una bella foto del Patriarca assieme ai futuri sacerdoti della Chiesa veneziana, che non sono più di una ventina. Attualmente il seminario non ha più né le scuole medie né quelle superiori ma soltanto studenti che frequentano il corso teologico di sei anni e quindi i nuovi seminaristi, entrati tutti adulti, hanno frequentato corsi di studio tra i più disparati. Dovrei essere contento che il corso teologico del nostro seminario sia strutturato come i corsi universitari, per i quali vi sono sessioni di esame durante l’anno, e altrettanto contento perché queste scelte del sacerdozio sono fatte in età adulta; eppure confesso di aver l’impressione che questi futuri sacerdoti eccedano nello studio di discipline ecclesiastiche ed in frequentazioni liturgiche, perdendo il contatto con la vita reale e con una mentalità che mal si coniuga con gli studi teologici sempre sofisticati e pressoché incomprensibili per l’uomo della strada.
Mi pare di registrare, in maniera sempre più evidente, che il modo di essere religiosi oggi s’allontani sempre di più dalle elaborazioni e dagli schematismi della liturgia e della teologia tradizionale e quindi ci sia l’urgenza e la necessità di “inventare” una preparazione al sacerdozio ben diversa da quella imposta dalle Congregazioni Vaticane. Il successo dell’insegnamento e della pastorale del nostro Papa, che si è formato nel mondo delle periferie, mi pare evidenzi questa necessità di calarsi nel mondo reale frequentandolo maggiormente. Ricordo che una ventina di anni fa venne a Mestre un giovane frate, discepolo di San Francesco, che frequentava il mondo degli emarginati e che aveva grande presa sui giovani; al fraticello un giorno domandarono in quale università ecclesiastica si fosse laureato ed egli rispose franco e convinto: “Ho frequentato i corsi dell’università della strada!”. Pare che anche Gesù propendesse per questa soluzione quando disse: “Il cristiano deve essere lievito che fa un tutt’uno con la pasta e la fa lievitare all’interno con la sua presenza umile, nascosta ma vitale”. Ho la sensazione che oggi la riforma dei seminari abbia ancora molto cammino da fare!