L’avventura del Don Vecchi 5, la struttura sperimentale pensata come soluzione economicamente ed umanamente più sostenibile nel dare una risposta innovativa e positiva agli anziani in perdita di autonomia, è partita in quarta: il prestito di quasi tre milioni a tasso zero da parte della Regione e la promessa di un finanziamento di venticinque euro per ogni residente ci ha indotto, con grande coraggio, a rendere operativa la nuova struttura con la scommessa di offrire una prospettiva di vita serena agli anziani ultraottantenni. L’impresa costruttrice, avendo la garanzia di pagamenti sicuri e regolari, ha lavorato sodo impegnando un numero consistente di operai e in meno di un anno ha consegnato il grande edificio. I guai sono iniziati subito dopo perché, l’elezione al Parlamento Europeo del dott. Sernagiotto, assessore alla Sicurezza Sociale della Regione Veneto e partner di questa coraggiosa sperimentazione sociale, che tra l’altro farà risparmiare all’Ente Regionale una somma enorme, ha messo in grande difficoltà questa esperienza pilota perché la Regione non ha mantenuto tutte le sue promesse e la Fondazione è stata costretta a riempire, il più rapidamente possibile, il nuovo Centro per coprire le spese correnti. La Fondazione non ha potuto fare altro che ridimensionare il suo intervento limitandosi a garantire, con personale proprio, solo il monitoraggio sia di giorno che di notte, e pur offrendo un alloggio di tutto rispetto con un’infinità di spazi comuni, ha dovuto chiedere alle famiglie di farsi carico direttamente, o mediante assistenti, della cura dei loro cari accolti nella struttura. Pian piano c’è stato chi si è fatto carico della gestione della vita quotidiana, chi di guidare il personale, chi di gestire, a titolo di volontariato, i vari servizi, cosicché, anche se ancora con qualche difficoltà, la nuova struttura è a regime e la “missione impossibile” ha avuto un esito positivo.