Per una strana e misteriosa associazione di idee, qualche settimana fa, mentre preparavo l’omelia per la festa della Trasfigurazione, mi è tornato alla mente un dramma di Cesbron, il famoso letterato francese, dramma che avevo letto moltissimi anni fa. La tesi di fondo del racconto evangelico della Trasfigurazione è questa: Gesù offre ai suoi discepoli una sorta di “folgorazione” quando scoprono in Lui, il Maestro che avevano seguito da tempo e ascoltato con interesse, la luce e l’autorevolezza del Figlio di Dio, e riescono a scorgerlo in una luce nuova tanto sfolgorante da avvertire perfino la voce di Dio che lo presenta loro come il Suo vero ed amato Figlio che dovevano ascoltare con fiducia. Molto evidentemente Gesù li stava preparando ad avere fede in Lui e nel Suo messaggio per quando, di lì a poco, sgomenti e in preda ad una comprensibile, immensa e tragica delusione per avergli creduto e per averlo seguito, avrebbero assistito alla sua condanna al patibolo della Croce e alla sua sepoltura e, almeno apparentemente, alla sua sconfitta.
Nel racconto di Cesbron è descritta la tentazione mortale a Santa Teresa del Bambin Gesù morente. Satana, sotto l’aspetto di un medico, le insinua il dubbio di aver sbagliato tutto per aver speso la propria vita su un obiettivo totalmente fasullo facendo vivere, a Santa Teresa, un momento di angoscia terribile. La tentazione si conclude invece a lieto fine perché l’amore per Gesù, a cui aveva dedicato tutta la sua vita, la rassicura e la rasserena.
Ed ora confesso il motivo del mio grande interesse per questa vicenda. Ho appena compiuto ottantasei anni, avverto tutta la mia fragilità fisica ed intellettiva e mi domando sempre più frequentemente: “Quanti mesi ho ancora davanti a me? Regge l’obiettivo al quale ho dedicato l’intera vita? La mia fede è vera oppure è stata una comoda illusione?”. Talvolta mi sembra di provare la stessa preoccupazione e la stessa angoscia della giovane religiosa morente della quale Cesbron illustra magistralmente il dramma interiore. Ora anch’io sento il bisogno di ricordare certe esperienze forti del mio passato e certe “folgorazioni” che un tempo hanno illuminato il mio cammino, chiedo quindi a Cristo di condurre anche me sul Monte Tabor e di apparirmi, ancora una volta, nel Suo fulgore di Figlio di Dio a cui potermi affidare abbandonandomi serenamente tra le Sue braccia.