Da qualche anno non si fa altro che parlare del legame inscindibile tra ripresa economica e riforma della struttura dello Stato e della sua legislazione.
Il Governo si è buttato a capofitto su questo obiettivo e, anche se con tanta fatica ed infiniti contrasti, pare si cominci ad intravvedere qualche seppur timido e fragile risultato. Il discorso sul legame tra riforme e ripresa economica non riguarda solamente l’Italia ma sembra condiviso dalle classi dirigenti dell’intera Europa e di tutto il mondo occidentale. Non ho certo motivi per negare questa relazione, sono però ogni giorno sempre più convinto che vi sia un’altra strada, ben più radicale ed impervia, per risolvere in maniera più consistente e duratura questo problema: ossia la riforma delle coscienze. Tutti noi siamo tentati di battere le strade più comode e meno impegnative aspettandoci dallo Stato, perciò dagli altri, quindi senza alcun sforzo personale, il miracolo di una società nuova, più giusta e più onesta ma, senza un cambiamento profondo di mentalità, di costumi, di vita e di comportamento, questa rivoluzione positiva è destinata a rimanere per sempre un sogno o, peggio ancora, una comoda illusione. Nel passato ho sognato un riformatore delle coscienze come San Francesco o Lutero, però ora sono giunto alla conclusione che neanche loro potrebbero produrre questo miracolo perché l’obiettivo lo si può raggiungere solo con la conversione personale. Un tempo lontano chiesi all’allora Patriarca Roncalli: “Quando verrà l’atteso Regno dei Cieli, ossia il mondo nuovo?”. Egli mi rispose con una frase di Gesù: “Il regno di Dio è dentro di noi!”. Dipende solamente da noi farlo emergere.