In questi giorni sono ritornato a Villa Salus, in occasione del ricovero di una persona cara, ed una volta ancora ho provato la sensazione di trovarmi in una struttura ordinata, efficiente ed accogliente. Io non conosco la capienza di questa struttura ma dal parcheggio, dal personale e dal numero di utenti mi è parso che sia ben maggiore di quella dell’Ospedale all’Angelo.
Ho incontrato la Superiora della piccola comunità di suore anziane che “gestiscono”, o meglio, danno anima e calore umano alla struttura ospedaliera, è una mia coetanea, tanto minuta e dolce che credo si imponga soprattutto per la sua amabilità, la sua discrezione e il rispetto per gli operatori, dai primari ai medici, dagli infermieri agli inservienti.
Villa Salus mi ha dato l’impressione di un alveare operoso in cui ognuno ha il suo compito e lo svolge con attenzione e rispetto verso gli ammalati e i loro familiari. Una volta ancora sono stato costretto a chiedermi: “Perché nelle strutture pubbliche non si raggiunge questo clima di umanità e di serena operosità?”.
Non è che all’Angelo non ci siano persone perbene, però il clima generale è ben diverso: più freddo, anonimo, poco coinvolto nel dramma dell’ammalato e dei suoi familiari. Ho l’impressione che nel nostro Paese, tutto quello che è gestito dal pubblico non riesca a scuotersi di dosso il senso della burocrazia, della freddezza nei rapporti e del poco amore per il proprio lavoro ma soprattutto dell’insufficiente attenzione verso gli utenti. Questo peccato originale non ha ancora trovato una forma di battesimo che lo possa redimere!