Don Bonini

Qualche tempo fa, don Fausto Bonini, l’ex parroco del Duomo di Mestre, mi ha chiesto di potermi incontrare. Ho pensato che, poiché era stato “nominato” rettore della chiesa della Madonna della Salute e cappellano della Casa di Riposo avesse da chiedermi qualcosa per una sua nuova sistemazione pastorale all’interno della nostra Chiesa.

Ero preoccupato perché oggi io non ricopro alcun ruolo a Mestre se non quello che mi sono scelto da solo ma don Fausto, con garbo e cordialità, è venuto a ringraziarmi perché nei miei interventi l’ho sempre sostenuto ed ammirato.

Ero e sono convinto che la chiesa del Duomo, guidata da don Fausto, sia stata, fino a qualche mese fa, la mosca bianca delle parrocchie di Mestre, l’unica o quasi che sapesse dialogare con il mondo d’oggi, l’unica o quasi che fosse strutturata in maniera organica ed efficiente.

Non sono proprio riuscito a capire perché non sia stato chiesto a don Fausto di rimanere un’altra decina d’anni, non fosse altro per dargli la possibilità di testimoniare che è ancora possibile impostare, in maniera moderna, la pastorale parrocchiale.

Oggi a Mestre pare si sia optato per il passo del gambero, il ripiegamento su vecchi schemi è continuo e costante.

Non è che Venezia brilli per impegno, però è ancor più triste che, per inedia e per scelte incomprensibili, si sia lasciata spegnere la pur tenue speranza del dopo Concilio.

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