Qualche tempo fa transitavo a piedi in una viuzza che sbocca in via San Donà per raggiungere le poste di Carpenedo perché oggi è un miracolo trovare un posto per parcheggiare.
Camminavo pensando ai fatti miei quando un signore che abita in quella zona e che vive in maniera pressoché eremitica, mi fermò, mi fece entrare in casa sua e per un’oretta mi intrattenne su argomenti di ogni specie: aveva voglia di parlare con qualcuno. Tra le varie cose mi chiese un parere sul volume di Umberto Veronesi, il famoso oncologo, che non perde occasione per dichiararsi ateo. Il mio interlocutore arrivò a regalarmi la “critica” che Repubblica aveva fatto su questo volume.
Ho letto con una certa preoccupazione la pagina del notissimo giornale, al quale non spiace di presentarsi come laico schierato. La mia preoccupazione nasceva dalla paura che le argomentazioni di Veronesi potessero mettere in crisi la mia fede.
Sul finire della vita diventa preoccupante, almeno per me, che qualcuno ti sfasci tutta la tua “lettura” del mistero della vita stessa! In realtà le argomentazioni di Veronesi, così come mi era già successo con Eco e Scalfari, mi risultarono quanto mai fragili, ingenue, faziose e forse anche arroganti.
Ho concluso che certi atei esibizionisti, tanto critici nei riguardi dei credenti non lo sono per nulla nei riguardi di se stessi.
Questo è per me quanto meno poco serio!