Nessuno può immaginare quanto mi abbiano fatto felice le carrellate della televisione sulla visita del nostro Papa in Turchia, paese che, nonostante la rivoluzione laica di Atatürk, è rimasto fondamentalmente mussulmano e che, da quanto mi è dato sapere, l’attuale presidente è impegnato a mantenere tale, anche sconfessando il “padre della patria” che è stato quanto mai anticipatore dell’evoluzione culturale e religiosa della società moderna.
Il vedere il Papa conversare, abbracciare e pregare assieme ai rappresentanti del “Profeta” e vederlo inoltre, rispettoso della tradizione islamica, togliersi le scarpe per entrare con rispetto nella moschea, mi ha fatto capire quanto Papa Francesco sia un discepolo autentico di Gesù e quanto sopravanzi la mentalità attuale del cattolicesimo italiano.
Credo che la lezione di fede, di rispetto e di religiosità che il Pontefice ha dato ai rappresentanti di una religione, che quasi sempre coltiva una dimensione di intolleranza, sia stata quanto mai splendida e coerente.
Tutto questo impegna anche noi cristiani, che oggi stiamo accogliendo nel nostro Paese molti mussulmani, a pretendere da essi rispetto e attenzione per i nostri valori.
Rinunciare a questo dovere non è espressione di una civiltà pluralista ma solamente codardia, mancata coscienza dei nostri valori ed estrema superficialità a livello religioso.