Sono un prete viziato

Quando leggo sulla stampa le difficili situazioni in cui operano tanti preti del nostro tempo, anche nel nostro territorio, mi sento un prete fin troppo fortunato e talvolta perfino viziato.

La prima esperienza sacerdotale l’ho fatta presso i Gesuati, la piccola comunità affacciata da un lato sul Canal Grande e dall’altro su quello della Giudecca: una parrocchia vivace ed operosa.

Passai poi a San Lorenzo a Mestre con monsignor Da Villa e monsignor Vecchi. Fu quella un’esperienza veramente favolosa per un sacerdote, tanta gente, tanta fede, tanta carità e tanta vita!

Ho poi incontrato la pace di Carpenedo, di primo acchito mi parve povera ed immeschinita, poco dopo però esplose con una vivacità insperata e divenne, ben presto, una delle comunità tra le più rigogliose della diocesi per presenza di fedeli e per la molteplicità di iniziative: per un prete ce n’era abbastanza per essere ebbri di gioia.

Da pensionato mi è stata affidata la “parrocchietta” del cimitero che adotta ogni giorno cristiani da ogni dove. Ho ripetuto assai spesso che un vecchio prete non potrebbe desiderare di meglio. L’altro giorno in uno dei miei sermoni ho affermato che a me piace la musica sinfonica ed in particolare Beethoven, il giorno seguente un mio “parrocchiano illustre” mi ha donato la quinta e la sesta sinfonia del grande compositore tedesco: non faccio in tempo ad esprimere un desiderio che qualcuno me lo soddisfa!

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