Nevegal

Qualche settimana fa abbiamo chiuso la “stagione autunnale” delle uscite organizzate per animare la vita piuttosto abitudinaria dei residenti presso i Centri don Vecchi.

Fin dall’inizio di questa iniziativa l’abbiamo denominata “mini pellegrinaggio” o, meglio ancora, “gite pellegrinaggio” perché uniscono il “sacro” con il “profano”. Ai residenti ben presto si sono uniti gli anziani del “Ritrovo” della parrocchia di Carpenedo ed anche un certo numero di anziani provenienti dall’intera città.

L’iniziativa è quanto mai attesa e gradita, infatti anche in questa occasione, i due pullman, capaci di 112 persone, si sono riempiti in un battibaleno.

L’organizzazione è ormai molto vicina alla perfezione. Presiedono al “minipellegrinaggio” i coniugi Ida e Fernando Ferrari, i quali prendono contatto con il santuario prescelto e fissano i tempi di partenza. Accanto a loro lavora uno staff quanto mai affiatato ed efficiente: il signor Sergio, olimpico per la serenità e le battute sornione, che riceve le prenotazioni, i coniugi Anna e Gianni Bettiol, Graziella e Paolo Silvestro e Luciana e Massimo Di Tonno, che preparano la merenda, aiutano i più fragili o quelli in carrozzella a prender posto sui pullman e a riordinare le sale dopo la merenda che segue alla messa. Una signora del Centro don Vecchi di Campalto intona con voce sicura e guida il canto. A me è riservato il compito di preparare la presentazione degli obiettivi che ci prefiggiamo con l’uscita, le numerose preghiere dei fedeli per coinvolgere e precisare il tema specifico per ogni pellegrinaggio, la celebrazione dell’Eucaristia e, in particolare, l’offerta del messaggio specifico mediante la predica.

Dunque questa uscita ci ha portato al Nevegal. In un’ora e mezza di percorso abbiamo raggiunto la meta. Il nuovo santuario dedicato alla Madonna di Lourdes è collocato in un anfiteatro, una radura verde in mezzo ad un bosco del monte Nevegal a mille metri sul livello del mare. La grotta è in stile moderno e la chiesa, per fattezze e colore, sembra una grandissima baita di montagna. L’ambiente è davvero suggestivo anche se la sua costruzione data solamente da vent’anni.

M’ero fissato, per l’occasione, il discorso che non servono miracoli particolari per rendere sacro e benedetto un luogo particolare, perché tutto quello che ci circonda è già miracolo e quando una qualsiasi comunità di discepoli di Gesù prega animata dalla fede, può incontrare il Signore. La preghiera ci rende coscienti di tutto quello che abbiamo ricevuto e ci aiuta a godere di più del dono di Dio.

L’incontro all’altare è stato di intensa spiritualità e più che mai graditi sono stati la merenda e il lungo tempo per le chiacchiere.

I nostri pellegrinaggi, fra i tanti pregi, hanno pure quello di rendere lieta la preghiera, la meditazione e lo stare assieme.

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