Il “portafoglio clienti”

In passato ho sempre inviato al mio vescovo i periodici della parrocchia, non certo per farmi bello della sua vitalità, che mi costava alquanto, ma perché mi sembrava giusto che il superiore venisse a conoscenza di quello che pensava uno dei suoi sacerdoti e di quello che avveniva in una delle tante comunità della Chiesa di San Marco della quale egli era primo responsabile.

Il cardinale Angelo Scola, appena entrato a Venezia, leggendo l’organigramma della parrocchia che ogni anno viene pubblicato nella rivista mensile Carpinetum, rimase incuriosito e dopo pochi mesi dalla sua presenza in diocesi, mi chiese di fare una “visita privata” alla parrocchia. Venne, vide e si rallegrò alquanto della complessità e dell’articolazione della vita parrocchiale.

Non molti mesi dopo fece anche una visita pastorale, in maniera ufficiale, alla nostra comunità. Celebrò nella chiesa, naturalmente assai gremita, e dopo la celebrazione lo invitammo nella Sala dei 300, presso il Centro don Vecchi, ove il gruppo “Insieme” preparò un rinfresco coi fiocchi.

In quell’occasione il Patriarca superò se stesso, si offrì a tutti, colloquiò con i responsabili di tutti i gruppi facendosi fotografare assieme ai componenti di ognuno di essi.

Ora sento il dovere di giustificare questo discorso. Al Centro ho riempito un armadio di tutte le pubblicazioni che ho fatto durante i trentacinque anni in cui sono stato parroco a Carpenedo e ogni tanto, specie quando sono più stanco o quando avverto più nostalgia per la vita in parrocchia, tanto più variegata e vivace di quella che conduco ora al “don Vecchi”, mi capita di estrarre qualche volume a caso in cui sono state raccolte queste pubblicazioni e mi lascio andare ai ricordi del passato, ricordi di realtà che mi sono quanto mai costate, ma che ora mi ritornano alla memoria avvolte in una cornice di nostalgia e di dolcezza.

Qualche giorno fa ho estratto un volume nel quale sono raccolti i numeri di un paio di anni della rivista ufficiale della parrocchia, il mensile Carpinetum, in cui è documentato fotograficamente questo incontro col Patriarca nella Sala dei Trecento. Da un lato mi ha destato commozione e nostalgia il volto di tanti collaboratori cari e generosi – quella sera col Patriarca ce n’erano quasi quattrocento – e dall’altro lato mi è stato di molto conforto l’aver lasciato al mio successore un “portafoglio clienti” assai consistente. Non so se chi è venuto dopo di me sia riuscito a farne di nuovi, so purtroppo che più di qualcuno dei vecchi si è perduto.

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