“Fa’ ch’io veda!”

Già ormai da un paio d’anni mi sembrava che l’impianto di amplificazione sonora della mia chiesa del cimitero non funzionasse a dovere. Chiamai una ditta specializzata nel settore il cui esperto mi disse che si dovevano aggiungere altri due altoparlanti a metà chiesa. Lo feci. Furono aggiunti gli altoparlanti, ma la cosa non cambiò affatto. Chiamai un’altra ditta: mi dissero che doveva essere rifatto l’intero impianto perché per loro certe soluzioni moderne peggiorano piuttosto che migliorare l’ascolto. Non adottai questo suggerimento semplicemente perché era molto costoso. Infine chiamai un tecnico che conoscevo e stimavo molto perché, ai tempi di Radiocarpini, mi offrì delle soluzioni ottimali.

Si impegnò a fondo e riuscì a migliorare l’ascolto, ma a me pareva sempre che la mia voce, pur amplificata, risultasse cupa, incolore e sorda. Il guaio poi non era solamente quello di aver la sensazione che quell’impianto storpiasse la mia voce, ma mi rendeva anche più difficile e faticoso il parlare.

Sennonché qualcuno a cui chiedevo spesso di ripetermi il discorso perché io, non riuscendo a capirlo, pensavo che parlasse troppo piano e male, mi suggerì di sottopormi ad un esame audiometrico. Venne la sorpresa: nell’orecchio destro avevo un deficit del 50% e in quello sinistro del 75%. Mi prescrissero gli auricolari. La soluzione mi risultò poco gradita, da un lato per il costo di quattromiladuecento euro, e dall’altro per la sensazione di avere un corpo estraneo e di esser sempre in procinto di perdere questi auricolari. Tornato però dal medico, m’è parso che, per uno strano portento, la mia voce ai microfoni risultasse nitida, calda, quasi che l’impianto fosse migliorato del mille per cento.

Allora capii che l’inghippo non veniva dall’impianto, ma dal fatto che sono diventato sordo!

Una decina di anni fa mi capitò la stessa cosa per gli occhi. Una volta messomi gli occhiali, finalmente mi parve cambiato il cielo, la natura e le persone: tutto più luminoso e smagliante nei contorni e nei colori.

Qualche mattina fa mi è capitato di meditare su questo brano che trascrivo, che mi pare mi suggerisca di farmi fare una visita da parte di un padre spirituale o, meglio ancora, da Gesù stesso, perché ho paura che non sia il mondo e la vita che sono diventati più brutti, ma sia io invece a non riuscire a percepirla nel modo giusto.

Se qualcuno si trovasse nella medesima situazione, gli suggerisco di leggere il pezzo che trascrivo; può darsi che io e lui riusciamo finalmente a guardare la vita nel modo giusto.

Era primavera e con mia sorella volevamo vedere lo sbocciare dei fiori selvatici, uno spettacolo speciale di quella zona. Era una mattina di sole, ma la campagna era di un monotono grigio-verde. Mia sorella disse scherzosa: “I fiori più belli sono laggiù”. Guardai avanti: ancora niente. Ad un tratto fermò l’auto e invertì la direzione di marcia. Rimasi senza fiato! Davanti a noi c’era una distesa a perdita d’occhio di margherite arancioni, bianche e gialle. “Ci sono sempre state!” spiegò lei “ma sono come i girasoli. Chiudono la corolla di notte o col brutto tempo e quando splende il sole si girano verso la sua luce. Guidando fin qui potevamo vedere solo la parte grigia dietro la corolla”. Prima ero come cieco, ora posso vedere! Ho paragonato quest’esperienza al miracolo di Gesù, quando ridava la vista ai ciechi. Spesso vediamo solo gli aspetti monotoni o negativi della vita, andiamo da Gesù! Lasciamo che sia Lui a guidare il nostro cambio di direzione!

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