Io sto camminando molto velocemente verso gli 86 anni. Spesso mi chiedo su quanti anni di vita potrò ancora contare. Se ascolto i miei acciacchi mi rendo perfettamente conto che la macchina dà segni di stanchezza e di cedimento, però ho fortunatamente ancora intelligenza da capire che comunque il tempo è certamente poco.
In questi ultimi tempi, come ho già scritto, sto riprogrammando il mio impegno in rapporto alla mia età e alle mie forze, comunque rimane ancora una domanda di fondo: “Avrò davanti a me ancora tre, quattro anni di vita?”. Va bene che Nino Brunello, che viene a suonare il violino alla messa della domenica, ne ha 97 suonati e non ha neppure un esame fuori norma, ma lui è un’eccezione. Di uomini di quella vitalità credo ce ne siano uno su diecimila.
Ma il problema che ora mi pongo e che mi assilla è un altro, un problema a cui purtroppo nel passato non avevo mai pensato. Una trentina di anni fa, in una uscita mensile che facevamo con gli anziani del Ritrovo, siamo andati a Mantova dove si diceva che ci fosse un gruppo della terza età quanto mai efficiente. Infatti ci ospitarono, ci fecero da guida nella visita a quella splendida città dei Gonzaga e il responsabile di quel bellissimo gruppo di anziani, mi parlò dell’obiettivo che loro stavano perseguendo. Fu in quell’occasione che, per la prima volta, venni a conoscere questa specie di sentenza: “Finora abbiamo lavorato e ci siamo impegnati ad aggiungere più anni alla vita, ora è tempo che ci impegniamo a dare più vita agli anni”. Da quel che venni a sapere circa l’attività di quel gruppo, compresi che tutto tendeva a far si che i suoi membri – tutti della terza età – vivessero ancora una vita piena ed intensa.
Il primo obiettivo – più anni alla vita – è stato certamente raggiunto, almeno nei Paesi del nostro mondo occidentale. Infatti oggi un settantenne si considera quasi un giovanotto e solamente quando si è passato il varco degli ottantacinque anni si comincia a pensare e a considerarsi vecchi. Nei nostri Centri la media è di 84 anni, però vi sono parecchi residenti che hanno superato i novanta. Ammesso che il Signore, per la sua enorme generosità, mi concedesse altri cinque anni (però, ben s’intende, lascio a Lui fare le scelte che crede ed io Gli sono già enormemente grato per quello che mi ha già dato) la domanda che oggi mi pongo è: “Ma che cosa ne farò di questo spicchio di vita? Ha senso questo dono se non sarò capace di vivere questo tempo in maniera serena, lieta, positiva per me e per gli altri?”. La vita è bella solamente se si è capaci di viverla bene, di goderla, di coglierne tutto quello che in essa c’è di positivo e di gradevole.
Siano tanti o pochi i giorni che mi rimangono, spero di viverli comunque bene.