Da come si sono messe le cose sembrava che proprio il giorno in cui gli arabi sono entrati nell’Alitalia – che stava affondando – i dipendenti della nostra compagnia di bandiera, che negli ultimi dieci anni non avevano fatto altro che provocare enormi falle, volessero cominciare l’attività della nuova compagnia italo-araba con uno sciopero generale. Sono convinto che se ciò avvenisse sarebbe come il seguito naturale di una vita di privilegi, di una conduzione dissennata e di un lavoro per modo di dire, se oggi l’Alitalia può permettersi di volare con quasi cinquemila dipendenti in meno.
Quello dell’Alitalia è un esempio eclatante di quanto siano inefficienti, spendaccioni e fannulloni molti dipendenti di enti pubblici, statali, parastatali, regionali, provinciali, comunali e, peggio ancora, delle aziende a partecipazione pubblica.
Avevo un mio amico, con una grossa nidiata di figlioli, che gestiva una piccola azienda, il quale diceva che i dipendenti comunali erano una calamità per gli enti per cui lavoravano, ma purtroppo rappresentavano pure una piaga sociale ed un pessimo esempio per i dipendenti degli artigiani e dei piccoli commercianti. Lui si riferiva solamente ai dipendenti pubblici più vicini a lui, perché credo non conoscesse i privilegi e l’inefficienza dei dipendenti statali, degli enti a livello regionale e statale.
Il mio vecchio parrocchiano, Bruno Marchesin, è morto una ventina di anni fa per un infarto; non so proprio che cosa direbbe oggi di fronte allo scandalo dei dipendenti di Alitalia, dei dipendenti del Parlamento e del Senato che hanno uno stipendio tre volte tanto i colleghi che svolgono le stesse identiche mansioni nel mondo del commercio e dell’industria. Ho già scritto che all’inizio di uno dei mandati di Cacciari a sindaco gli dissi: «Se lei riuscisse solamente a riordinare seriamente la burocrazia del nostro Comune nei prossimi cinque anni, credo che avrebbe diritto di passare alla storia!»
Un altro amico, che ha fatto l’amministratore comunale, mi raccontò che, appena eletto assessore al personale del nostro Comune, spinto da zelo da neofita, si presentò alle otto del mattino presso gli uffici comunali e trovò gli impiegati che chiacchieravano e che leggevano il Gazzettino. Alzò la voce, però si accorse di trovarsi di fronte al muro di gomma di una tradizione inveterata. Fu sconfitto. Un mese dopo ritornò e con voce pacata si rivolse a questi dipendenti pregandoli di chiudere almeno la porta perché i cittadini in attesa della inutile carta almeno non li vedessero.
Per quello che mi riguarda come prete confesso che non ho mai visto, in esame di coscienza, segnalato questo peccato, non ho mai sentito una predica in proposito e mai ho letto una lettera pastorale su tali comportamenti. Eppure questi sono peccati mortali.
17.08.2014