Grano nonostante la zizzania

Nella pagina di diario di lunedì di questa settimana ho sentito il bisogno e il dovere di fare qualche modesta considerazione sulla mala pianta dell’integrismo, che sarebbe tentato di estirpare comunque quello che è ritenuto male e di instaurare uno stato confessionale per il quale il bene, la virtù, e i valori che noi riteniamo naturali e positivi, siano imposti per legge.

Il discorso è partito dalla lettura della parabola che racconta che “il Padre” ha seminato “il grano buono”, ma mentre i servi dormivano l’uomo nemico ha pure seminato la zizzania e quindi, a motivo del loro zelo intempestivo e comunque tardivo, propongono di estirparla.

Nel mio sermone domenicale sono partito con una puntualizzazione sulla quale non mi sono fermato più di tanto, ma su cui voglio tornare perché è molto importante.

Se è vero, com’è vero, che la redenzione non è un fatto del passato, ma in pieno svolgimento – vedi la tesi di Mario Pomiglio contenuta nella sua opera magistrale “Il quinto Evangelo” – vuol dire che tutto l’impianto della parabola riguarda pure il mondo di oggi, il nostro mondo.

Quindi io posso tranquillamente e legittimamente tirare la conclusione che il buon Dio sta spargendo a piene mani anche oggi la buona semente, anche se è purtroppo anche vero che “l’uomo nemico” sta facendo altrettanto e non di notte, ma spudoratamente di giorno, adoperando, con la lucidità e la perfidia dei figli del secolo, la “gramigna”, i mass media. Però pure oggi procede dall’alto la semina senza sosta, da parte di Dio, dei semi del bene. Bisognerebbe, come suggerisce il giornalista cattolico Luigi Accattoli nel suo volume “Fatti di Vangelo”, che fossimo più attenti a scoprire questa semente positiva per nutrire la nostra speranza, per goderne e, semmai, per favorirne la crescita.

E’ ormai da anni che cerco di scoprire questi “semi positivi”. Quando ero parroco ogni settimana ho tentato di indicare nella rubrica “I fioretti del 2000” uno di questi episodi che si possono inserire nel “Quinto Evangelo”, ossia nel Vangelo in cui si raccolgono i germi del bene che il Signore semina con immutata generosità nella nostra società.

Sento il bisogno di indicarvene almeno uno, che ho scoperto appena questa mattina, Un paio di anni fa, durante un “funerale di povertà” al quale han partecipato in fondo alla chiesa tre quattro barboni svogliati e disattenti, c’era pure un bel ragazzone con tanto di barba e capelli neri che, dopo la messa, mi disse che nelle sue uscite notturne per aiutare gli sbandati, aveva conosciuto ed aiutato “il morto”. Mi raccontò quindi la sua esperienza. Due tre amici studenti – lui faceva architettura – e lavoratori, avevano affittato un appartamento a Marghera ed ospitavano, per carità, facendo vita comune, uno o più sbandati per recuperarli ad una vita civile.

Dopo l’incontro, in cui ero rimasto estremamente edificato da questa scelta, non seppi più niente. Questa mattina mi ha telefonato quel ragazzone, che spero si sia nel frattempo laureato, il quale mi chiedeva di potermi incontrare perché desiderava confrontarsi con me per avere un parere su una struttura di accoglienza che la sua minuscola comunità, senza voti e senza regole, sognava di ampliare.

Volete che questa notizia non debba esser inserita nel “Quinto Evangelo” che sta registrando anche oggi l’opera di Dio?

21.08.2014.

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