“Libertà vo cercando”

Ogni anno, quando comincia la stagione estiva, il mio pensiero va al nostro Carlo Goldoni e alla sua splendida commedia “Le smanie della villeggiatura”, provando quasi un sentimento di orgoglio, convinto di non soggiacere a questo idolo.

Ora più che mai bisogna che ci liberiamo da certi “bisogni indotti” del mondo dell’economia e della comunicazione di massa. I mass media finiscono per inculcarci, con una frequenza ed una intensità quasi ossessiva, certi messaggi, tanto che le masse finiscono per ritenere un bisogno assoluto quello che invece è solamente una opportunità, bella e allettante finché si vuole, ma non assolutamente necessaria.

Ero appena seminarista quando ho conosciuto il vecchissimo monsignor Silvestrini, canonico a San Marco. Si diceva allora che quando egli passava davanti ad uno dei non moltissimi cinema di Venezia, si soffermava un istante di fronte ai manifesti che reclamizzavano il film in proiezione e diceva a chi gli stava accanto: «Ecco una realtà di cui non sono schiavo».

A quel tempo noi giovincelli sorridevamo di fronte a questa dichiarazione di indipendenza del vecchio prelato che guardava con diffidenza una di quelle che riteneva le “lusinghe del mondo”. Ora mi capita assai spesso di pensare a questo vecchio prete ammirando la sua libertà di fronte ad uno dei tanti “bisogni fasulli” e condizionamenti che non nascono dal bisogno ma dai condizionamenti esterni.

Questa mattina era un po’ caldo e l’addetto alle pompe funebri che mi portava all'”Angelo” per benedire una salma di cui avrei poi celebrato il funerale, forse a motivo del caldo, mi chiese, con fare affettuoso e pure scontato, conoscendo le mie convinzioni e le mie prassi di vita: «Quest’anno, don Armando, dove va in ferie?». Gli risposi, senza titubanza alcuna: «In via dei trecento campi, numero sei» (ossia al “don Vecchi”).

Dove potrei trovare un ambiente così fresco, così comodo, così bello, che non mi costa assolutamente nulla? Io di certo non ce l’ho con le vacanze, però confesso che provo meraviglia, stupore ed anche rifiuto di fronte alla “smania delle vacanze”.

Un mio fratello che abita ad Eraclea e che quindi per venire a Mestre deve fare lo stesso percorso dei vacanzieri del lido di Jesolo, l’altra domenica mi telefonò che, giunto a Caposile, ha dovuto tornare indietro perché c’era già una fila interminabile di automobili che riportavano a casa i “forzati del mare”.

Credo che sarebbe quanto mai socialmente utile una grande campagna per liberare gli uomini del nostro tempo da certi miti, feticci e bisogni solamente apparenti, perché la gente del nostro tempo conquisti le fondamentali libertà esistenziali.

01.07.2014

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