“Resistenza e resa”

Nota della Redazione: questo intervento di don Armando risale a varie settimane prima della scomparsa del Patriarca emerito Marco Cé.

Tanti anni fa ho letto un bel libro di Bonhoeffer, il santo pastore protestante fatto uccidere da Hitler pochi mesi prima della fine dell’ultima guerra mondiale. Quest’uomo fu un autentico uomo di Dio, ma pure un tedesco che seppe “resistere” al nazismo allora imperante, per cui prima fu imprigionato in un lager e poi impiccato per la sua coerenza ai valori cristiani che non erano compatibili col nazismo.

Purtroppo di questo volume ricordo bene il titolo, ma non le argomentazioni sottili di quest’uomo di cultura. Mi è tornato alla memoria il titolo in occasione di un caro biglietto di augurio che il cardinale Marco Cè, già nostro amato pastore, mi ha inviato in occasione del mio ottantacinquesimo compleanno. Come forse qualcuno ricorderà il vecchio cardinale si complimentava benevolmente con me sapendomi ancora sulla “barricata”, mentre confessava che lui ha dovuto arrendersi, facendo seguire a questa informazione delle belle parole ricche di fede con le quali si abbandonava alla volontà di Dio, consapevole che anche la sua “resa” a livello operativo poteva essere feconda per la Chiesa di Dio e il bene delle anime.

Il Patriarca Cè ha solamente tre anni più di me, ma in questi ultimi anni era in precarie condizioni di salute, avendo delle grosse difficoltà di deambulazione, difficoltà che l’altro ieri l’hanno portato ad una rovinosa caduta in casa con la rottura del femore, però fino a pochi mesi fa aveva continuato a predicare corsi di ritiri ed esercizi spirituali nella casa della diocesi al Cavallino.

La “resa” di questo sant’uomo ritengo sia solo apparente perché nella sostanza è rimasto per tutti noi un testimone di Dio che, come Mosè, è ancora con le mani alzate in preghiera per i preti e i cristiani della sua diocesi.

A me invece conviene la prima parte del titolo di Bonhoeffer, ossia “Resistenza”, però è una resistenza sempre più precaria e più fragile, tanto da dover dichiarare che è più apparente che reale. Mi pare che i “bollettini di guerra” che comunico alla mia gente siano molto simili a quelli dell’esercito italiano nell’ultimo conflitto, “ritirate strategiche”, ma comunque sempre ritirate. Avverto più che mai una fragilità fisica, mentale e psicologica, tanto che ogni giorno di più penso che sia giunto il tempo di resistere solamente all’interno del fortino della fede e della preghiera. Il mondo di cui mi sto occupando mi affascina ancora, però ho sempre più paura di ridurmi come quei combattenti che in vecchiaia finiscono per distruggere ciò che hanno costruito in gioventù.

Anch’io, ogni giorno di più, penso di abbracciare la seconda parte del volume di Bonhoeffer: Resa.

30.03.2014

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