Incontro con Bettin

Qualcuno potrà pensare che la mia sia ormai una fissazione, comunque in ogni caso io sono profondamente convinto, per quello che concerne “la carità cristiana” (o se vogliamo dirlo con un termine più moderno, più laico e più comprensibile, la solidarietà) che ci vorrebbe un coordinamento a livello cittadino o, meglio ancora, a livello diocesano. Ci sono state delle proposte, magari un po’ velleitarie, ma con l’uscita di scena del patriarca Scola, non se n’è sentito più parlare e pare che non ci siano più nell’agenda della diocesi.

Soprattutto a Mestre – dico Mestre perché è la città che conosco di più – per quello che riguarda la solidarietà, esiste attualmente un arcipelago di isolette, un po’ più piccole e un po’ più grandi, non comunicanti tra loro e tutte inadeguate ad affrontare problemi che hanno ormai un respiro di Chiesa mestrina. In città siamo alla situazione in cui si trovava l’Italia del sette-ottocento, composta da staterelli formalmente autonomi, ma assolutamente incapaci di affrontare le nuove problematiche del disagio e della povertà. Mestre avrebbe bisogno, a livello di solidarietà, di quello che rappresentarono Mazzini, Garibaldi, Cavour o Gioberti per il Risorgimento italiano.

Da noi la Caritas, per motivi che non conosco, è assolutamente latitante e nessuno dei gruppi di volontariato esistenti ha la capacità di guidare gli altri, forse perché non ha la forza per imporsi. In questo settore, anche chi ha a cuore il disagio e la povertà, fa quel poco che può ed è nella situazione di aspettare Godot, l’ipotetico “redentore” che non è neppure certo che esista.

Questo per la Chiesa. Per quanto concerne il Comune si è forse un passo più avanti, però quanto creato una decina di anni fa dall’allora assessore Gianfranco Bettin s’è impantanato in un apparato burocratico quanto mai oneroso e non sempre efficiente.

Grazie al dottor Bettin però, alla sua preparazione, alla sua lungimiranza e alla sua determinazione, l’amministrazione del wellfare del Comune di Venezia è ancora all’avanguardia per quanto riguarda la sicurezza sociale.

Qualche tempo fa noi della Fondazione abbiamo chiesto un incontro con questo eminente sociologo ed una volta ancora ho avvertito la sua forza morale e la sua determinazione a farsi carico dei cittadini più fragili. Ho riportato dall’incontro la sensazione di un amministratore pubblico deciso a battersi per la causa degli ultimi, cosa non facile ai nostri tempi perché i politici sono sempre possibilisti, fanno mezze promesse ma non si spingono un millimetro più in là quando avvertono che determinate scelte potrebbero nuocere loro a livello elettorale.

Attualmente l’orizzonte, in questo settore, mi pare totalmente chiuso e, pur amareggiato per il disinteresse dei più per un problema tanto umano e cristiano, non mi resta che soffrire e pregare perché la Provvidenza ci mandi l’uomo giusto che avverta fino in fondo l’urgenza di occuparsi dei “rifiuti d’uomo” almeno quanto ci si adopera per i rifiuti urbani.

20.02.2014

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