Fino ad un anno fa non sapevo neppure che Matteo Renzi, il giovane sindaco di Firenze, esistesse. Poi ci sono state le primavere del partito democratico, che non solo hanno dato notorietà al segretario Bersani, ma pure al suo competitore Renzi. Allora venni a sapere che questo giovane politico proveniva dalle file dello scoutismo, l’associazione a cui sono fortemente legato per esserne stato l’assistente per più di trent’anni. M’accorsi pure che aveva una parlata briosa, simpatica ed accattivante, facile alla battuta ad effetto, ma pure dimostrava una decisione sorprendente nelle proposte politiche che andava facendo.
Tutto questo mi rese quanto mai simpatico questa nuova speranza della politica. Quando poi Renzi mise in testa alla sua campagna elettorale che “considerava suo onore meritare fiducia” ed, una volta sconfitto, ammise subito la vittoria del suo competitore, si felicitò con lui e si mise a disposizione per tutto quello che Bersani credesse opportuno, tutto ciò aumentò la mia fiducia.
La disinvoltura di questo ragazzo, il suo ottimismo, la sua volontà di fare subito e bene quelle riforme che attendiamo da decenni, crebbe la mia speranza di poter finalmente contare su un cavallo di razza che avrebbe potuto cambiare il volto della disastrata e deludente classe politica italiana.
La brillantissima vittoria, con una maggioranza notevole, fece il resto, tanto che finalmente mi parve che il trio Letta, Alfano e Renzi, giovani, intelligenti, di cultura cristiana, avrebbe risollevato le sorti del nostro Paese. Avvertii però che questo mio entusiasmo, che non tenni affatto nascosto ma che anzi palesai ai quattro venti, non era condiviso neppure da tutti i miei cari amici. Tuttavia, non avendo alternative, continuai a sperare nell’arrivo della “primavera” anche nel nostro parlamento e nel nostro Paese. Non mi nascosi le difficoltà che sono apparse fin da subito dopo l’affermazione elettorale del sindaco di Firenze, tanto che lo immaginai come “Daniele nella fossa dei leoni” pronti a sbranarlo al primo passo falso.
Al mio entusiasmo, non da tutti condiviso, succedettero le prime preoccupazioni per la sua entrata spavalda a gamba tesa nell’agone politico, ove vi sono “leoni” ben più feroci di quelli di Daniele. E alla preoccupazione si aggiunse una incipiente delusione. La dichiarazione di Renzi di voler legiferare subito sui “matrimoni di fatto” tra gli omosessuali mi fece salire alla memoria le sagge parole della Bibbia: “Fortunato e saggio chi si fida del Signore ed infelice chi confida nell’uomo”.
Con tanti problemi assolutamente urgenti ed inderogabili – la disoccupazione, le tasse, la gioventù senza lavoro – che Renzi si impunti sui matrimoni gay mi pare davvero sorprendente. Non ho nulla in contrario che lo Stato si occupi anche di questa gente, ma penso che si debba cominciare con qualcosa di più serio e urgente. Spero proprio che a questo passo falso di Renzi non ne seguano altri di simili.
16.01.2014