Volontariato zoppo

La mia vita ha molto a che fare con il volontariato. Molte volte sono intervenuto a dire le mie preoccupazioni perché esso tende a diminuire numericamente e ad impoverirsi a livello ideale, correndo il pericolo che quella del volontariato sia una scelta per risolvere i propri problemi esistenziali piuttosto che per aiutare il prossimo.

Molte altre volte però ho affermato convinto che il volontariato è una vera ricchezza per la nostra società e in particolare per la Chiesa. La realtà dei Centri don Vecchi, e soprattutto del polo solidale che ruota attorno ad essi, è merito quasi esclusivo di concittadini che dedicano, o han dedicato, il loro tempo e le loro capacità professionali a quest’opera umanitaria che s’è imposta non solamente all’attenzione della città, ma di buona parte del nostro Paese. I duecentocinquanta volontari che prestano servizio gratuito presso l’istituzione che è conosciuta sotto la denominazione “Centro don Vecchi”, sono la spina dorsale di questa struttura che offre un alloggio protetto a più di cinquecento anziani e aiuto ad una moltitudine di bisognosi; senza di loro essa si affloscerebbe o perlomeno avrebbe un volto molto diverso.

A tutta questa cara e preziosa gente va la mia ammirazione e la mia riconoscenza. Però c’è un cruccio che spesso mi tormenta, perché temo di non essere stato capace di motivare sufficientemente questi miei collaboratori. Mi preoccupa il fatto che una parte si offra per risolvere i propri problemi esistenziali ed un’altra parte fa, si, del volontariato, ma tende ad avere soprattutto, qualche vantaggio personale, spesso in natura; sono dei volontari che non hanno ancora recepito le motivazioni profonde e ideali che devono supportare la loro scelta. Perciò spesso mi addosso la responsabilità di non aver sufficientemente “educato” questa gente all’amore vero e disinteressato al prossimo.

Qualche giorno fa si faceva rilevare a qualcuno di non approfittarsi di una certa situazione favorevole; mi ha colpito una risposta che denotava questa motivazione, perlomeno spuria: “In fondo noi volontari lavoriamo per voi!”. Può darsi che i termini con cui s’è risposto siano stati solamente impropri e “infelici”, ma se non fosse così credo che si debba precisare che è troppo poco impegnarsi per chi ha un ideale, è invece giusto impegnarsi per i propri ideali; mi spiacerebbe tanto che i 250 volontari lo fossero solamente per farmi un piacere personale, ma desidererei che essi condividessero fino in fondo la mia scelta solidale.

07.09.2013

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