Sabato mattina mi hanno informato della morte improvvisa per infarto di Giorgio De Rossi, un fedele di Carpenedo che ho incontrato, fin dal mio primo arrivo in parrocchia nel ’71. Ieri sono stato da Giovanna, la moglie di Giorgio, e questa mattina ho concelebrato il commiato nella chiesa di San Pietro Orseolo, la sua parrocchia “geografica”.
Durante i 35 anni in cui sono stato parroco ai Santi Gervasio e Protasio, egli frequentava la nostra vecchia chiesa ed era totalmente impegnato nella nostra comunità. Questa mattina, nei vari interventi durante le esequie, ho capito che negli ultimi anni partecipava alla preghiera comunitaria nella sua parrocchia di San Pietro Orseolo, senza però aver abbandonato il suo impegno nella “chiesa nativa”.
Tante persone sono intervenute durante il funerale ed hanno messo a fuoco la sua personalità schiva, riservata ed estremamente coerente ed operativa. Giorgio ha onorato il Signore soprattutto col suo servizio di tecnico preparato, tenace ed operoso, e ha messo a disposizione della collettività e dei suoi singoli membri non solamente la sua professionalità, ma anche la sua disponibilità a compiere i lavori più umili.
Pensavo che la comunità dovrebbe “erigere un monumento” a quest’uomo che s’è sempre prodigato per le cause in cui s’imbatteva, spendendosi tutto e senza risparmio, ma poi ho concluso che c’è già più di un monumento che lo ricorderà agli uomini di oggi e di domani.
Giorgio ha progettato e portato a compimento la “Malga dei Faggi”, la vecchia e sgangherata casera di Gosaldo, facendone la più bella casa di montagna per le vacanze dei ragazzi che oggi esista in diocesi di Venezia. “La malga”, nata dal cuore di questo geometra, è un “rifugio alpino” che ha fatto sognare generazioni di ragazzi e di giovani.
Giorgio ha pure progettato il restauro del “Piavento”, la villetta per anziane che è stato “il seme” che ha fatto germogliare poi i Centri don Vecchi. Nessuno mai saprà con quale passione abbiamo difeso con i denti questa piccola Fondazione che un prete di Carpenedo ha donato alla parrocchia fin dal 1400 e che lo Stato voleva inglobare.
Giorgio poi, a livello civile, s’è impegnato per un’intera vita a favore della Società dei 300 campi, un’istituzione di solidarietà giunta a noi dall’anno mille. Il tempo stende un velo di oblio su ogni cosa, comunque queste realtà per le quali questo fratello s’è speso, faranno si che egli potrà continuare a far del bene ai membri della nostra comunità anche dopo la sua morte fisica. Questo non è proprio poco agli occhi del Padre e dei fratelli.
25.06.2013