La religione di Gesù

Ignazio Silone, il letterato che si dichiarava “socialista senza partito e cristiano senza Chiesa”, da piccolo era stato accolto in una delle tante case per orfani aperte da quel sant’uomo che fu don Orione. Silone ha scritto un bellissimo volume “L’avventura di un povero cristiano” tutto impostato sulla vicenda di Celestino 5°, il Papa che “insegnò” a Papa Ratzinger la possibilità di rinunciare al papato.

La lettura del suo volume mi ha fatto bene, aiutandomi a cercare sempre ciò che è veramente genuino ed autentico in quel cristianesimo in cui credo fermamente, ma per cui soffro spesso per le sue devianze. Silone approfitta della vicenda del Papa che fu dimissionario perché si trovò a disagio con i fasti della Chiesa del suo tempo, tanto da voler tornare alla vita di eremita per auspicare che la Chiesa tornasse alla semplicità e alla povertà delle sue origini.

Credo che lo scrittore abbia condensato in una frase, divenuta famosa, questo auspicio: “Altro è vedere l’acqua che esce monotona ed incolore dal rubinetto collegato all’acquedotto della città, un qualcosa di persino troppo banale, altro è vedere il mistero, la poesia, l’incanto dell’acqua che sgorga umile e pura dalla sorgente e, scintillando tra le rocce, si avvia lesta e briosa verso il mare”.

Anch’io sento il bisogno di tornare alla sorgente domandandomi: “Gli apostoli dicevano messa tutti i giorni, i primi cristiani si confessavano ogni settimana, gli apostoli avevano un segretario e abitavano nel palazzo vescovile, nominavano monsignori i preti più in vista, erano laureati in teologia o diritto canonico?” Quando comincio a pormi queste domande non finisco più, e quanto più continuo, non solo noto diversità per via dei venti secoli che ci dividono dalle prime comunità apostoliche, ma pure mi pare che l’impalcatura che si sviluppò nel tempo, sia per stile che per comportamento, sia tanto diversa da quella delle origini.

Ho già detto che non condivido l’affermazione perentoria di Ermanno Olmi che “la Chiesa oggi ha dimenticato Gesù”, però temo che col passare degli anni stiamo veramente arrischiando di perdere lo stile, il respiro e il comportamento del nostro Maestro Gesù.

Provo spesso il bisogno di ritornare alla sorgente saltando talora tutte le mediazioni elaborate dalla teologia o dalla tradizione. Per fortuna Papa Francesco sta provvidenzialmente ridestando nel cuore dei cattolici di oggi la nostalgia per il Vangelo.

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