Ogni mattina verso le sette, prima di partire per “il lavoro”, do una scorsa veloce al “Gazzettino”, che puntualmente suor Teresa mi porta a casa. La lettura del quotidiano quasi sempre mi avvilisce perché presenta sempre il volto più deludente e squallido della vita.
Qualche volta mi sono persino preso la briga di contare quanti sono gli articoli con notizie positive e quanti quelli di cronaca nera. Finora le positive non hanno mai superato il cinque per cento e per di più sono tutte confinate in angoli marginali e con titoli minuti, mentre le notizie di beghe politiche, scandali, ruberie, vicende di prostitute, contrasti sindacali, omicidi, fatti di sangue in famiglia e pettegolezzi di ogni sorta, campeggiano trionfanti su ogni pagina del giornale. Fortunatamente, nella mia vita quotidiana, il rapporto tra il bianco e il nero mi risulta all’opposto, altrimenti ci sarebbe proprio da disperarsi.
Stamattina stavo riflettendo sulla funzione negativa della stampa che finisce per educare al male a causa della sua ossessiva mania di assecondare la morbosità del lettore e per la preoccupazione di vendere più copie, quando, una volta ancora, notai un anziano signore che, a capo scoperto nonostante la rigidità della temperatura, stava in meditazione e preghiera di fronte alla tomba di sua moglie seppellita vicino al vecchio ingresso del nostro cimitero. Avevo appena letto il titolo di quattro, cinque fatti di sangue avvenuti in famiglia, con mariti violenti nei riguardi di mogli e conviventi, quando la testimonianza d’amore di questo vecchio signore che “incontro” ogni mattina m’è apparsa ancora più bella e sublime. L’amore “vecchio stampo” è qualcosa di veramente grande e sacro, che dà nobiltà alla vita e positività al rapporto tra uomo e donna.
Mi sono quasi irritato constatando che non c’è mai un cronista che informi su questi aspetti belli e grandi che si possono ancora oggi cogliere nella quotidianità della vita.
Per me la presenza silenziosa di quest’uomo provato dal lutto di fronte alla tomba della sposa è, ogni mattina, un contrappeso di cui ho veramente bisogno per credere ancora all’amore vero.