I preti che stimo

Una volta una buona signora, che mi stima e mi è affezionata, mi chiese candidamente come mai io ce l’avessi contro i preti.

Non mi è stato tanto facile spiegarglielo. Io ho un concetto molto alto del sacerdote. Di certo non sono un ammiratore dei curatini tutti Gesummaria, meno che meno dei preti “impiegati” dell'”azienda Chiesa”. Neppure mi esaltano i preti “allineati e coperti” preoccupati di eseguire ciecamente tutti i desideri del loro vescovo anche quando fossero insulsi e campati in aria. Detesto ancora i preti in carriera e quelli che vivono in combutta con i faccendieri e compatisco con fatica i “don Abbondio”.

Detto questo, confesso che ammiro quanto mai i sacerdoti credenti, quelli onesti, quelli liberi, quelli generosi e coerenti e “faccio le bave” per quelli folli, ossia quelli che si compromettono, che guardano con fiducia al futuro, quelli che vivono poveramente, quelli che rappresentano la testimonianza e soprattutto la profezia e nella società attuale e si sporcano le mani per gli ultimi. Non faccio nomi solamente perché li ho fatti già infinite volte.

Quando scopro poi dei “tesori nascosti” mi sento felice, mi ritengo fortunato ed entro positivamente in crisi perché essi mi sono di pungolo per la mia coscienza di cristiano e di sacerdote.

Già ho parlato con gli amici più intimi con i quali dialogo settimanalmente con questo mio diario, delle traversie per trovare un prete che dicesse messa nella nuova “parrocchietta” dei settanta anziani del Centro don Vecchi di Campalto, tagliato fuori dal consorzio civile dalla trafficatissima e pericolosa via Orlanda. Ho fatto tre tentativi che, per un motivo o per l’altro, sono andati falliti, tanto che non m’è rimasta se non la speranza che i cristiani copti egiziani, che abitano accanto al don Vecchi, costruiscano la chiesa in preventivo, per suggerire ai nostri vecchi di frequentare almeno la chiesa dei nostri fratelli vicini ma “separati”.

Sennonché un giovane parroco, che mi avevano descritto come un contestatore, si è offerto di farlo lui e quindi, in modo garbato e rispettoso, ho tentato di fargli accettare l’offerta “consacrata dalla tradizione”: l’ha prontamente e cortesemente rifiutata.

Vorrei spiegare quindi alla mia buona signora e a chi la pensa come lei, che questo tipo di preti fa più bene al mio spirito che la “summa teologica” di san Tommaso o gli scritti di mistica di san Giovanni della croce, mentre i primi, di cui ho parlato, li considero una delle cinque piaghe delle quali ha parlato Rosmini.

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