Il cardinale Scola, il nostro vecchio Patriarca, era un po’ propenso alle sentenze e alle immagini che facevano colpo. Talvolta erano pertinenti ed efficaci, ma tal’altra facevano cilecca.
Disse un tempo, con una certa prosopopea: «Le vacanze non sono un diritto, ma un dovere». Spero, non essendo mai stato d’accordo in proposito, di non essere accusato di eresia. Io non credo che vacanze, orario di lavoro, riposi, siano diritti sindacali dei preti e facciano parte della tradizione o della prassi dell’ascetica sacerdotale, ma siano invece fughe per la tangente dall’impegno sacerdotale. Né sono d’accordo con quei frequenti suoi discorsi sulla “pratica del gratuito”. La frase suona bene ed è assai moderna, ma io credo molto di più a chi fa l’elemosina e pratica la carità semplicemente.
Dato poi che sono sull’argomento, vorrei aggiungere che non credo punto a quelle prediche che parlano con squisita eloquenza della “carità soprannaturale”; ad esse preferisco di gran lunga lo sporcarsi le mani per i poveri, anche se questo impegno non risolve i problemi alla fonte.
Un giorno ho presentato ad un qualificato prelato della diocesi gli operatori della solidarietà parrocchiale, ma con costernazione di tutti, e mia in particolare, questo prelato affermò che la vera carità sta nello scoprire il volto amabile di Gesù. Cosa c’entrasse e volesse dire non l’ho ancora capito!