In passato non mi costava affatto non andare in ferie durante i mesi estivi. In verità non mi costa neanche adesso, però mi costava alquanto produrre delle scuse per la scelta ideale di non far ferie. La gente non capiva, sembrava una scelta inconcepibile, tanto che finivo per sentirmi quasi in colpa.
Io non vado in ferie per un minimo di coerenza. C’è un mondo di fratelli che sulla terra muore di fame, operai che vivono con 1200 euro al mese, altri in cassa integrazione, altri esodati ed altri infine disoccupati; ed io dovrei andare in ferie perché lo fan tutti?
Un amico di mio fratello don Roberto, che era solito far ferie girando per il mondo, avendo letto che mio fratello – che non fa ferie perché passa l’estate girando le montagne con lo zaino in spalla con gli scout – non condivideva la sua scelta, è arrivato a rompere l’amicizia.
Ogni tanto mi ricordo che Urìa, il soldato di David, che si rifiutava di andare a letto con la moglie – come David, interessato, gli suggeriva affermando: «Come posso io concedermi questo, quando i soldati del mio popolo sono accampati sotto le tende in aperta campagna?»
Ebbene, questo discorso tormenta pure la mia coscienza: ci sono troppi fratelli che soffrono nell’indigenza perché io, prete, possa cedere alla “smania della villeggiatura”.
E inoltre se si dà senza esigere quello che è opportuno si fa un cattivo insegnamento perchè si abitua la gente ad essere passivi e lamentosi senza darsi una smossa quando necessario. Il denaro , pur del diavolo, ha molti significati, alcuni dei quali molto positivi