Qualche giorno fa ho celebrato il commiato cristiano di un fratello e concittadino che in vita aveva fatto l’ispettore dell’INPS. Circa questa professione m’era rimasta in mente la contrarietà che mio padre, titolare di una piccola bottega artigianale di falegname, nutriva nei riguardi di questi ispettori. A parer suo cercavano i peli sull’uovo, non si rendevano conto della guerra che i piccoli artigiani fanno per sopravvivere.
La moglie del defunto, però, mi disse che suo marito era amato da tutti, che lo cercavano per chiedere consiglio. Ciò deve essere stato vero, perché per il suo funerale la chiesa si riempì di fedeli.
Ma soprattutto la signora mi passò il salmo che suo marito amava particolarmente: “Signore, tu sei il mio pastore”, ed un’annotazione ch’egli aveva fatto recentemente, già ammalato e con pessime previsioni di sopravvivenza. Diceva la nota: “Signore, mi abbandono a Te e mi metto sotto la Tua protezione, voglio vivere e morire con la più completa fiducia in Te”.
Lessi il salmo con una commozione interiore che non avevo mai provato precedentemente, ed altrettanto è stato per la nota che vi aveva posto in calce. Quella mattina mi sono reso conto che la predica la faceva lui e ch’era una bella predica che ha fatto un gran bene a tutti, me compreso.