Nella vita, mi par di aver capito che bisogna avere il coraggio di gettare un seme, per quanto piccolo possa apparire.
Gesù è un buon maestro anche in questo settore, quando parla del “granellino di senapa” che è il più piccolo tra le sementi, ma una volta cresciuto, diventa un arbusto sui cui rami possono ripararsi gli uccelli dell’aria.
La stessa cosa è avvenuta per il “don Vecchi”. Gettato il seme, in pochi anni è cresciuto, quasi senza che nessuno se ne accorgesse, arrivando a 310 appartamentini, 400 ospiti, 250 volontari, il magazzino dei vestiti per i poveri con trentamila presenze l’anno, il Seniorrestaurant con i suoi volontari. Altrettanto il bar, il chiosco della frutta e verdura con 200 “clienti”, il magazzino dei mobili, dei supporti per gli infermi, il banco alimentare con i suoi 2500 assistiti, la Galleria San Valentino, ecc.
Da queste realtà un vero esercito di collaboratori offrono il loro tempo e lavoro, ma nel contempo hanno pure i loro vantaggi. La gente dice che “una mano lava l’altra”. Questa massima è valida anche da noi, motivo per cui i beneficiati dal “don Vecchi” non sono solamente i 400 anziani, ma l’indotto è dieci volte più numeroso.