Sono sempre stato convinto che i sogni non sono per nulla premonitori del futuro prossimo o lontano, ma invece consistono in una rielaborazione particolare, fuori dalla logica razionale, di ciò che ci è successo o di quello che andiamo pensando.
Non mi preoccupa perciò per niente, né mi fa sperare in qualcosa di positivo non previsto, quello che sogno durante la notte, semmai il sogno mi invita ad approfondire le sensazioni, gli eventi o i pensieri che hanno determinato quel sogno.
Il racconto agli altri dei propri sogni, soffermandosi su particolari o passaggi strani, spesso annoia solamente. Perciò mi guardo bene dal raccontare i miei sogni agli amici per non tediarli; già sono fin troppi i motivi che ci costringono a guardare ciò che avviene nella realtà.
Nonostante questa consapevolezza, oggi mi lascio andare, una volta tanto, ad una confidenza rivolta agli amici più cari raccontando, in maniera estremamente concisa, un sogno che mi ha turbato a tal punto da destarmi dal sonno con un sentimento quasi angoscioso, costringendomi a ripensare al sogno come occasione di approfondimento interiore. Ho sognato, nitidamente e con gioia, mamma e papà con volti sereni e composti, ma che subito mi han detto che erano morti.
Non so per che strana logica ho concluso che anch’io sono prossimo alla morte. La mia riflessione però non l’ho colta come una delle conclusioni scontate che passano come l’acqua sopra i sassi del torrente senza lasciare traccia, ma ha suscitato nel mio animo un qualcosa che mi ha estremamente coinvolto e turbato, tanto che credo che mai ho affrontato questo evento in maniera così emotivamente intensa.
Il giorno successivo non ho fatto altro che inquadrare la mia esistenza come un’esperienza ed una storia ormai quasi conclusa e mi sono quasi costretto a dare un giudizio complessivo a Dio della mia vita per il giudizio finale.
Essa mi è parsa una gran bella avventura, piena di incontri, di possibilità, ricca di esperienze. Forse non potevo aspettarmi qualcosa di meglio. Mi sono sentito un privilegiato di fronte a tante vite incolori, monotone; però, Dio mio, ho capito di quanto avrebbe potuto essere più intensa, più generosa e più coraggiosa. E quante miserie avrei potuto evitare.
Uno dei miei ragazzi, giornalista al Corriere della Sera, mi ha proposto un giorno di scrivere la mia biografia. Ho rifiutato nella maniera più decisa: preferisco mettere nel cuore misericordioso del Signore la mia esistenza perché, facendo il bilancio globale, mi pare di osservare un immenso deficit tra quello che avrei potuto esprimere e quello che ho effettivamente realizzato delle mie potenzialità.
Il confronto tra possibilità e risultato reale è qualcosa di preoccupante.