L’altro ieri avevo appena finito un funerale, quando mi giunse una chiamata nel cellulare: «Sono un prete, suo confratello di una parrocchia di Roma, avrei bisogno di parlarle per qualche minuto per un dramma successo questa notte». «Mi dica», gli risposi subito (io non amo mai i lunghi discorsi o le attese). Lui mi spiegò che si trovava in casa di un’anziana mamma che ha una figlia disabile, che aveva appena ricevuto una notizia veramente drammatica. Il figlio di questa anziana era venuto a Mestre dove avrebbe dovuto essere ingaggiato in qualità di cuoco, ma non avendo trovato il lavoro promesso si era suicidato.
Pensai subito che si fosse rivolto a me per il funerale, dato che questo è il mio “impiego” pressoché unico. Poi capii meglio che il tentato suicidio non era “andato in porto”, insomma il giovane era incolume. Allora chiesi: «Che cosa posso fare?» Il “parroco” di Roma cambiò registro dicendo che questo aspirante cuoco aveva trovato una signora che abitava vicino al “don Vecchi”, la quale era disposta ad affittargli una camera a 300 euro al mese. Continuò dicendomi che la vecchia mamma aveva già pronta la somma e quindi mi chiedeva di anticiparla che lei avrebbe fatto subito un vaglia.
La cosa cominciò a puzzarmi, perché in passato mi era capitato qualcosa del genere; le mie avventure, o meglio disavventure caritative sono state piuttosto numerose.
Conclusi dicendo al mio interlocutore: «Mi mandi il giovane!». Quello pensò che io avessi ormai abboccato all’amo. Non feci in tempo ad arrivare dal cimitero al “don Vecchi”, cinque minuti, che l’aspirante suicida stava già aspettandomi. Mi bastò uno sguardo per capire la tresca. Cinquant’anni di militanza nel campo della carità mi hanno insegnato di tutto – però sono stato raggirato anche recentemente. Lo feci accomodare e gli dissi: «Dovrei chiamare la polizia per l’ignobile tentata truffa, non lo faccio perché chi si riduce a trent’anni a fare una cosa del genere è veramente un povero diavolo». Gli diedi cinque euro, quale “rimborso spese” ed egli se ne andò tranquillo.
Perché scrivo di questa squallida vicenda? Per informare che c’è qualcuno che in questo tempo di “suicidi da mancato lavoro” ha scoperto questo aggiornato stratagemma.
L’occasione mi è propizia per rilanciare il progetto della “Cittadella della solidarietà” che potrebbe risolvere trovate truffaldine del genere, riservando agli “specialisti” questi aspiranti suicidi.