Ricordando un vecchio film

Tanti anni fa ho visto un film abbastanza mediocre, uno di quei film popolari da cassetta, che aveva come protagonista il nostro indimenticabile Mastroianni, attore insuperabile nell’interpretare lo spirito bonaccione dell’italica gente.

Credo di ricordare questa pellicola soprattutto perché il mattatore romano interpretava la figura di un prete in carriera. Tento di ricostruire alla buona la trama del film, una trama abbastanza superficiale e banale, ma che ha toccato uno dei nervi scoperti del mio animo di vecchio prete che cerca di chiudere la sua esistenza in maniera coerente alle sue scelte di vita.

I protagonisti sono due preti che avevano studiato assieme. Una volta diventati sacerdoti uno s’è piazzato in una ricca e nota parrocchia del nord, mentre l’altro è andato a finire in una piccola e povera parrocchia dell’Appennino, in cui stenta a vivere e, coerente alle sue scelte, doveva affrontare con difficoltà le problematiche della sua gente bisognosa di tutto.

Il compagno, disinvolto e senza scrupoli, in carriera viene convocato a Roma per occupare un posto ambito nella curia romana; vuole far visita al suo amico del seminario che vive tra tante difficoltà tra la sua povera gente, difficoltà che diventano ancora più pesanti dato il suo carattere austero e rigoroso e l’impegno con cui tenta di aiutare la sua gente. Mastroianni arriva un bel giorno nel paesino e suona alla porta della povera casa dell’amico, il quale esce accogliente per abbracciare il confratello disinibito che aveva fatto strada. La sorpresa del buon curato di campagna è notevole, vedendo il vecchio amico rubicondo, ilare e disinvolto con la sua fascia rossa da monsignore, arrivare in auto di grossa cilindrata accompagnato da una vistosa ed avvenente segretaria. Il monsignore, con aria che sapeva di paternalismo, racconta all’amico curato le sue imprese e i progetti ambiziosi che culla. Ognuno può facilmente immaginare Mastroianni, istrione per natura, nella veste del prete viveur. La breve visita si conclude con qualche consiglio dell’aspirante vescovo nei riguardi del curato tutto dedito al suo apostolato.

Rientrato in canonica il povero prete non riesce a non confrontare la sua situazione piuttosto grama con la vita brillante e disinvolta dell’amico.

A me capita qualcosa del genere quando, andando a portare la buona stampa due volte la settimana in ospedale, passo davanti ad una villetta in margine al bosco che un mio collega s’è preparato per la sua vecchiaia.

E’ vero, sono stato io a scegliere il mio quartierino al “don Vecchi”, sono stato io a volermi impegnare per gli anziani, a condividere la sorte dei poveri, e rifarei ogni giorno la mia scelta, ma ogni volta che passo davanti alla villetta del mio collega la mia scelta mi costa un po’ di più! Credo che dovrò aggiungere ancora una preghiera per ritrovare la pace che avevo prima.

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