Una decina di anni fa ho accompagnato gli anziani della parrocchia al monastero benedettino di Praglia, perché potessero rendersi conto della spiritualità e del regime di vita che è proprio della regola che San Benedetto di Norcia ha redatto per l’ordine religioso che ha fondato, ordine che è stato un pilastro di civiltà per i secoli bui della Chiesa ed anche per la società civile.
La regola di san Benedetto rappresenta un ordinamento religioso di prim’ordine nel quale si propone ai monaci il lavoro manuale e nel contempo la lode a Dio che si compendia nella massima benedettina: “ora et labora”.
In quell’occasione abbiamo avuto modo di visitare una mostra di icone russe che aveva per tema la Vergine.
Fui colpito non solamente dalla bellezza composta e sublime delle tavole provenienti dalla Santa Russia, ma soprattutto dai titoli su ogni immagine della Madonna: Vergine della tenerezza, Vergine della letizia, Vergine della soavità, ecc. Veramente sono stato felicemente sorpreso che la produzione iconografica di quel mondo lontano mettesse in luce questi aspetti delicati, gentili e profumati di poesia e di sentimento che normalmente sono quanto mai trascurati dalla nostra tradizione religiosa che risente ancor troppo dell’illuminismo, del razionalismo e del positivismo che hanno inaridito l’aspetto più delicato e gentile del nostro sentire umano.
In questi giorni, in cui sta scoppiando primavera, nonostante il cielo non ci abbia ancora donato, come nel passato, “la pioggerella di marzo”, sono andato, per associazione di idee, a questo ricordo e a questa esperienza ormai lontana.
I colori delicati dei fiori e delle piante, il tepore dell’aria e la dolcezza del cielo, mi hanno fatto sentire la tenerezza di Dio che assume in sé la ricchezza del padre e della madre, aspetti di Dio, dei quali ci ha parlato Papa Luciani in quei pochi giorni che ha potuto parlare al mondo, affermando che Dio è contemporaneamente Padre e Madre.
In questi giorni così dolci e soavi, nei quali non cesso un istante di inebriarmi del respiro caro e gentile della primavera, m’è parso di avvertire la “carezza di Dio”, ossia un’attenzione delicata e dolcissima del Signore verso di noi, sue povere creature. Il Signore, nonostante tutte le nostre miserie, non cessa di manifestarci, con segni belli e gentili, il suo amore, che è ricco della virilità del padre e della delicatezza della madre.