Questo tempo, a livello pastorale, è caratterizzato dal “servizio” che mi sono offerto di compiere nel nuovo ospedale.
Sto vivendo degli stati d’animo che tento di analizzare, ma che non sempre mi è facile definire.
La struttura dell’ospedale dell’Angelo è veramente stupenda. Non credo di avere aggettivi adeguati per apprezzare l’architetto che l’ha progettato, le maestranze che l’hanno realizzato in così poco tempo ed il manager che ha messo assieme così tanti e diversi finanziatori, e portato avanti una organizzazione così complessa ed impegnativa a livello di progettazione, di esecuzione e di finanziamento.
Quando leggo sui giornali le critiche, talvolta aspre, per presunte o vere carenze, per qualche disagio o per qualche difficoltà provo un senso di indignazione.
Sono gli inetti e gli incapaci che solitamente diventano critici provetti.
Ricordo che una trentina di anni fa scrissi un articolo mordace affermando, che come un tempo si mettevano le lapidi su certi edifici pubblici con i nomi dei benefattori che avevano concorso nell’edificazione dell’opera, così auspicavo che nel vecchio Umberto I° si apponesse una lapide con i nomi dei politici ed amministratori, di tutti coloro che avevano concorso a vanificare il progetto di un nuovo e più adeguato ospedale.
L’ospedale dell’Angelo è veramente superbo, è collocato in un paesaggio che presto diverrà da sogno e solamente a pochi giorni dall’inaugurazione è estremamente efficiente.
Le critiche sono ingiuste, ignobili, e frutto di menti inette.
Monsignor Vecchi, più propenso a fare che a parlare, diceva citando un proverbio marinaro “Chi è in mare naviga e chi è a terra critica!”
Una volta tanto che possiamo essere orgogliosi di qualche nostro amministratore e di una qualche struttura degna, apprezziamola e non diventiamo meschini a cercare le pulci!