Contro una burocrazia impossibile

Sarei strafelice se potessi constatare ogni giorno che le cose nel nostro Stato e nel nostro Comune funzionassero a dovere e ci fosse una grande sinergia tra enti statali, parastatali, comunali e del privato sociale. Poter registrare questa funzionalità sociale indurrebbe alla fiducia nella “cosa pubblica”, desterebbe orgoglio di appartenere ad un paese ordinato e funzionale che eroga con rapidità ed efficienza i servizi di cui i cittadini hanno bisogno e desterebbe nella gente un senso di sicurezza e di serenità.

Invece no! Chi si occupa in qualche modo degli altri e si impegna nel sociale, si imbatte ad ogni pié sospinto in una burocrazia inefficiente che complica in modo indicibile ed assurdo anche le cose più elementari.

Di fronte a questa ottusità, degna del Regno delle due Sicilie e di re Franceschiello, ho deciso di non rassegnarmi, di non subire, ma di reagire sempre e comunque, non battendo la strada delle raccomandazioni ma del pretendere ciò che mi è dovuto, anche denunciando con documenti e certificati ogni singolo fatto ai responsabili dei vari enti arrivando perfino al procuratore della Repubblica per ogni disfunzione che torna a danno del cittadino.

Vengo ad un esempio quanto mai recente. Il 15 ottobre abbiamo inaugurato il “don Vecchi” di Campalto, una splendida struttura che mette a disposizione della città altri 64 alloggi per anziani con la pensione di 480 euro mensili. Abbiamo scritto sulla facciata della struttura, che dista una settantina di metri da via Orlanda, “Centro don Vecchi”. Il giorno prima dell’inaugurazione è venuto un agente di quell’Anas, ente da cui abbiamo aspettato per mesi e mesi il permesso di far passare il tubo della fognatura sotto la strada, senza fermare il traffico e pagando ben 30.000 euro. Il funzionario era venuto a segnalarci l’infrazione, o il “reato”, di aver scritto “Centro don Vecchi” senza aver prima chiesto il permesso e pagato la tassa. Bontà sua che non ci ha applicato la multa, ma in attesa di ottenere il permesso e pagato la tassa abbiamo dovuto coprire la dicitura. Eh no, così non va!

Fra qualche settimana una ottantina di anziani del “don Vecchi”, dai settanta ai novant’anni, nuovi residenti di questa struttura, dovranno percorrere più di mezzo chilometro di via Orlanda, la famigerata strada che non prevede neppure un centimetro per i pedoni e le biciclette, perché dovranno pure andare in centro a comprarsi da mangiare. Prevedo che se non si provvede immediatamente ad una pista ciclo-pedonale ci sarà un morto al giorno!

Ho già pronta una lettera con ricevuta di ritorno con la quale rendo personalmente responsabile “Chi di dovere” di ogni eventuale incidente, una all’assessore della viabilità del Comune di Venezia ed un esposto al Procuratore alla Repubblica, oltre ad un articolo alla settimana sulla stampa locale.

Credo che questo sia l’unico mezzo per stanare questi funzionari degli enti pubblici e per costringerli a fare il loro dovere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.