Durante la scorsa settimana sono stato gentilmente invitato a partecipare alla prima convocazione del nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione del “don Vecchi”. Sono stato estremamente ben impressionato, a cominciare dalla convocazione.
Sotto la mia gestione l’incontro del Consiglio era una vera questione di Stato. Si cominciava con una serie di telefonate per verificare la disponibilità dei vari membri a parteciparvi e non era cosa da poco riuscirvi, per i vari impegni di ognuno. Una volta risolto questo problema, veniva mandata una E-mail con l’ordine del giorno. Infine, non fidandomi delle “diavolerie” dell’elettronica, mandavo anche una lettera. Quasi sempre mancava qualcuno e tra quelli che intervenivano c’era sempre uno o due che dovevano andarsene presto per precedenti impegni.
Con don Gianni le cose sono cominciate ben diversamente. Inviò ai consiglieri una semplice e-mail a bruciapelo, a me una telefonata per rispetto alla mia canizie. Don Gianni, presidente, ha tirato fuori il suo computerino portatile e mentre con la bocca parlava, le sue mani danzavano leste sulla tastiera.
Il nuovo presidente ha comunicato velocemente date e modalità della nomina, si è informato sui problemi più urgenti, ha fatto mettere a verbale le prime iniziative e scadenze ed ha condotto in maniera veloce e spigliata la seduta di consiglio, riprendendo in mano l’annosa discussione sulla “cittadella della solidarietà”, avviando il progetto su un binario sicuro e sgombero da ostacoli curiali.
Sono rimasto veramente ammirato dalla autorevolezza, dalla spigliatezza e dal senso di responsabilità nel prendere in mano le varie questioni. Sono uscito ringraziando il Signore della grazia che ha fatto a me e al “don Vecchi” per aver mandato questo giovane prete, perché credo che con lui il movimento della solidarietà avrà certo un domani.
Ritornando in appartamento ho ripetuto il “nunc dimittis Domine” che avevo pronunciato durante l’inaugurazione del “don Vecchi” di Campalto, dicendo l’antica frase che ripetono gli anziani: “Beati voi giovani!”. Sono convinto che nella famiglia del “don Vecchi” si siano ricomposti i ruoli e finalmente io potrò svolgere quello che mi si addice, cioè il nonno!