Suor Michela, la mia anziana coinquilina al “don Vecchi”, legge “Famiglia Cristiana” ed ogni settimana, quando le arriva il numero nuovo, mi passa il vecchio. Quindi appartengo all’indotto dei lettori di questa ancora prestigiosa rivista di ispirazione religiosa.
A dire il vero non sono un fan di questo periodico perché, specie dopo l’ultimo rinnovamento, lo trovo frammentato, un po’ frivolo, aperto eccessivamente alla pubblicità, ma soprattutto ho più di una riserva sul nuovo indirizzo redazionale. Accetto e condivido tutte le posizioni dei periodici cattolici, siano essi simpatizzanti per le soluzioni che si rifanno ai vecchi archetipi della sinistra che della destra, i quali sono ora pressoché una pallida nostalgia del passato e quasi un pretesto per distinguersi dagli altri; invece non simpatizzo punto quando queste tensioni ideali finiscono per confluire in uno schema politico di partito, perché su questo terreno si corre il pericolo di dividerci anche tra i cattolici.
Non spendo troppo tempo per leggere “Famiglia Cristiana” per i motivi suesposti, ma un’occhiata curiosa ed attenta la riservo sempre alla rubrica curata da Antonio Mazzi, mio coetaneo. Don Mazzi è sempre originale, sempre libero nei giudizi e soprattutto capace, nonostante i suoi ottant’anni suonati, di un atteggiamento di ricerca che lo fa approdare a soluzioni, magari marginali, ma che sempre denotano la sua passione per l’uomo e soprattutto per il messaggio di cui è portatore.
In un numero abbastanza recente del periodico, don Mazzi, osservando come le nuove generazioni comunicano tra loro quasi esclusivamente attraverso i messaggini del cellulare, che si devono concentrare in un paio di battute, ma che evidentemente bastano ai nostri giovani per comunicare e capirsi, ha compilato una serie di questi messaggini in chiave pastorale e di proposta religiosa (riporto su “L’incontro” del 20 novembre 2011 questa iniziativa).
Non so se egli realizzerà in proprio questo strumento di comunicazione o se l’affiderà ai lettori, comunque debbo apprezzare anche questa piccola iniziativa che è in realtà gigantesca di fronte all’amara constatazione dell’inerzia e dell’immobilismo pastorale nei quali stagnano le nostre parrocchie.
Purtroppo, una volta ancora, “in un mondo di ciechi il monocolo è un re”.