Talvolta ho la sensazione che qualcuno mi ritenga un sognatore, che col retino in mano cerca di acchiappare farfalle sul prato, o il filosofo che con la candela in mano cerca l’uomo in pieno giorno. Tento però di non lasciarmi mai condizionare da quello che pensano gli altri, ma di ascoltare invece la voce del cuore e di quell’istinto profondo che certuni possono pensare irrazionale, ma che per me è la freccetta che, magari tremolante, mi indica il nord.
Da sempre, specie in questi ultimi anni, sono un appassionato cercatore di gesti belli, di persone care ed oneste, di pensieri sublimi – realtà che sono tanto più belle delle ali iridate delle farfalle – per metterle nel profondo del mio cuore perché anche nei momenti di stanchezza, di amarezza o di delusione riaffiorino dall’intimo del mio essere e mi offrano, nonostante tutto, speranza ed una visione positiva della vita.
Questa mattina un amico mi ha passato una fotocopia di pensieri del vescovo dei poveri dell’America latina, Hedel Camara, che lui stesso aveva ricevuto da una donna amica, quel vescovo che di contrarietà dai colleghi vescovi e dai prepotenti del suo paese ne aveva ricevute fin troppe.
La pagina, che avrei il desiderio di ricopiare tutta intera per gli amici – ma lo farò di certo nell’opuscolo mensile “Il sole sul nuovo giorno” – ruota tutta su due concetti. Il primo: “non scoraggiarti mai qualunque siano le difficoltà e le avversità che incontrerai – e le enumera quasi in maniera ossessiva – perché tanti sono gli ostacoli e le difficoltà quotidiane anche se tu fai del tuo meglio per non meritarle e per risolverle”. Il secondo – una verità splendida e luminosa: “Vivi nella certezza che Dio ti ama”.
Ha ragione Hedel Comara, il vescovo dei poveri: l’amore di Dio è più caldo, più dolce, più rassicurante dell’amore che anche la donna più affascinante ti possa offrire.
Nel leggere questi pensieri, mi vennero alla mente quelli di un giovane d’oltralpe, Guy de Larigaude: “Qualunque cosa possa succedermi, io sono sereno perché Dio mi ama, perché Egli è mio padre, colui che mi ha donato la vita”.