Ogni tanto mi vengono a galla delle vecchie reminiscenze di letture lontane. Ai tempi della “cortina di ferro” e delle “purghe” da parte del regime sovietico, giravano, nel nostro Paese, due romanzi che mettevano in luce la stupidità e la spietatezza di quel regime. D’altronde tutti i regimi totalitari, dietro le facciate piene di retorica, di frasi altisonanti e di ideali validi soltanto per i sudditi, si nascondevano, e si nascondono ancora, meschinità miste a stupidità, inganno e schiavismo. Così è stato per Hitler, Franco, Mussolini e Stalin, i despoti dei tempi della mia giovinezza.
Ricordo a proposito queste due opere: “Buio a mezzogiorno” di Kestler, romanzo che raccontava l’atrocità delle purghe di quel sadico che fu il capo del regime sovietico, e “La fattoria degli animali” – altro stile, altro modo di far denuncia – altrettanto efficace perché, attraverso lo stile della favola, credo che lo stesso autore – se ben ricordo – denunciasse l’assurdità dell’utopia comunista.
Queste reminiscenze però mi portano a pensare che quei regimi e quei capi hanno portato a forme parossistiche il loro sadismo. A questo mondo però in tutti i comparti della società si verificano in maniera molto più tenue e velata le stesse miserie.
Nella “Fattoria degli animali” l’autore denuncia che nel regime dell’eguaglianza eretta a sistema ci sono degli animali-uomini “più uguali” degli altri, che campano sulla fatica e sul sudore altrui che prendono sul serio la proposta e l’utopia. Ricordo ad esempio il cavallo stacanovista che in ogni situazione, talvolta per scelta ideale e talvolta per costrizione psicologica, si metteva sempre alle stanghe e tirava la carretta, finché un brutto giorno non ce la fece più e “scoppiò” dalla fatica.
Ho paura che questi processi facciano parte della dinamica della storia: c’è chi per convinzione e per coerenza ideale abbraccia un sogno, un progetto e vi spende ogni sua risorsa vitale, mentre altri, i soliti furbi, fan finta di credere a queste visioni ideali, si vestono con questi progetti di profondo respiro sociale e perfino religioso, e poi vi campano sopra, facendosi belli della fatica e dei sacrifici di quegli umili stacanovisti che si giocano la vita per raggiungere mete belle, ma il cui prezzo debbono pagare solo loro. Ogni tanto, in rapporto a certe vicende e certe carriere, fa capolino anche nel mio animo il dubbio che qualcuno possa usare la mia buona fede a proprio basso interesse. Poi, almeno finora, ho concluso che io debbo dare la mia testimonianza nonostante tutto e tutti.