Amo l’arte!

I miei debiti nei riguardi di monsignor Valentino Vecchi sono davvero pressoché infiniti. Io sono nato in un paese in riva al Piave dove ho visto biondeggiare il grano sui campi, i grappoli d’uva delle viti, ho sentito i grilli cantare nelle sere in cui il cielo brillava tutto trapunto di stelle. Ho visto file di buoi arare le zolle e sentito i contadini cantare mentre zappavano la terra.

Nel mio piccolo paese di campagna ho imparato tante cose interessanti ed utili per vivere. Ma per quanto riguarda l’arte, ho visto solamente vecchie foto di famiglia, qualche oleografia con la Sacra Famiglia, ma nulla più.

Di Giotto, Cimabue, Pinturicchio, Chagall, De Chirico o Cesetti, Guidi o Carrà e dell’infinito popolo di pittori e di artisti, mai ho sentito parlare, neppure nella vecchia scuola, che un tempo doveva ospitare delle monache, e che tutti chiamavano “il convento”.

Don Vecchi mi ha introdotto nel mondo magico ed affascinante dell’arte, mi ha fatto conoscere la tavolozza, le tele e la bellezza dei colori e delle forme.

Don Vecchi mi ha aperto gli occhi a questo mondo così vario ed affascinante, che mi ha letteralmente fatto innamorare. Da questo amore è nata la galleria “La Cella”, la “Biennale di arte sacra”, la conoscenza e l’amicizia con i tanti artisti veneziani e mestrini e da questo amore è nata pure la secondogenita, la “Galleria san Valentino” del “don Vecchi” di Marghera.

Con l’aiuto, prima, di alcuni critici, poi di un’esperta di itinerari d’arte, infine di una giovane signora, pure innamorata della bellezza, ed esperta nel settore, si è avviata questa bella avventura artistica che ha già promosso molte mostre e che è arrivata perfino ad organizzare un concorso su un tema specifico, che sta riscuotendo notevole successo.

Vivere nel senso più vero del termine, è cogliere tutta la ricchezza del creato, e per un cristiano ciò diventa perfino preghiera e adorazione di quel Dio che si manifesta a noi in mille modi – e quello dell’arte è uno di questi; forse uno dei modi più privilegiati.

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