Ho terminato di leggere il diario spirituale di Papa Giovanni: “Il giornale dell’anima”. Avevo letto molti anni fa la prima edizione di questi appunti che Papa Roncalli buttava giù in occasione di ritiri spirituali o conversazioni religiose che egli aveva tenuto nelle occasioni più diverse della sua lunga vita sacerdotale.
Ero rimasto veramente ammirato dalla ricerca spirituale ed ascetica di questo grande uomo di Dio, che seppe vestire di calda umanità la sua vita di cristiano. Ora poi, il meditare su queste riflessioni con gli occhi e col cuore di un ottantenne, mi è apparseo ancora più sublime, facendomi comprendere maggiormente il fascino spirituale che egli esercitò nella Chiesa e nel mondo intero.
Giovanni ventitreesimo è stato veramente un uomo di Dio, che seppe vivere all’interno dell’apparato ecclesiastico senza però esserne condizionato in maniera notevole e contagiato dalle debolezze di un certo clericalismo, in un tempo ancora più imperante e grigio che ai giorni nostri.
La mia ammirazione è somma, nonostante che in una nota del suo diario abbia rilevato ancora una volta il limite della nostra umanità e del nostro vivere da seguaci di quel Gesù che è stato un autentico maestro di anticonformismo e di libertà.
Papa Giovanni racconta che don Ernesto Bonaiuti, verso cui dai suoi scritti trapela la sua stima e il suo rispetto, l’aveva aiutato con affetto fraterno il giorno della sua prima messa, ad indossare le vesti sacre. Poi però annota, in maniera quasi sfuggente, la condanna di questo prete, accusato di modernismo dall’apparato clericale. Siccome la condanna era tra le più gravi, quindi “scomunicato da evitarsi in qualsiasi modo”, la Chiesa lo ridusse in miseria mediante una clausola, certamente illiberale, inserita nel concordato, che poi gli tolse la cattedra universitaria. Una volta morto, questo prete intelligente, libero ed onesto, è condotto in cimitero senza funerale religioso e senza che almeno uno dei suoi “discepoli” e confratelli abbia avuto il coraggio di accompagnarlo alla tomba.
Nelle parole del vecchio Papa m’è parso di avvertire tutta l’amarezza e lo smarrimento morale; però neanche lui, che credo fosse tutto sommato, un ammiratore o perlomeno che comprendesse il dramma di Bonaiuti, trovò il coraggio e la libertà di accompagnarlo al camposanto.
Anche gli uomini più grandi, purtroppo, non sono immuni da qualche neo! M’è tornata, purtroppo, alla mente, la massima evangelica: “Sfortunato chi confida solamente nell’uomo!”