Credo che non ringrazierò mai sufficientemente il Signore per avermi dato lo splendido dono di sognare ad occhi aperti. Il sognare in modo nuovo però, che non si riduce ad un’utopia lontana ed irraggiungibile, ma come gradini successivi che mi portino più avanti, più in alto e più vicino ad un “mondo nuovo”. Qualche giorno fa ho letto che don Verzè, il fondatore del grande ospedale-università di Milano, il San Raffaele, sta sognando, a più di novant’anni, di sconfiggere il tumore. Allora perché io, che ne ho solamente 82, non posso sognare un qualcosa alla grande?
Voglio confidare agli amici i miei sogni-nella speranza che pure loro non si rassegnino a non guardare più in là del proprio naso. Sognare costa poco, ma dona molto, offre nuove prospettive, scatena risorse interiori, mette in moto sinergie e talvolta, se ti va bene, può offrirti anche qualche realizzazione che gratifica lo spirito.
Comincio col più piccolo: l’Agape. Ogni quindici giorni vorrei, con i volontari della cucina del “Seniorestaurant” del “don Vecchi”, offrire un “pranzetto” cordiale a quaranta, cinquanta anziani della città che vivono soli. Un pranzetto che parte dall’antipasto e termina col dolce, in un ambiente caldo e cordiale. Non è molto, ma se ogni parrocchia ne organizzasse uno, più di mille anziani potrebbero pranzare assieme al costo di una “pipa di tabacco”!
Secondo sogno – che già ha messo radici e sta crescendo decisamente, tanto che col prossimo settembre potrà “camminare con i suoi piedi” – il “don Vecchi 4 di Campalto”: 64 nuovi alloggi per anziani poveri.
Qualche ostacolo, qualche bastone fra le ruote, qualche preoccupazione economica, ma ormai pare tutto in via di superamento, e soprattutto quanta gioia poter pensare che un’altra settantina di anziani trascorrerà la vecchiaia senza timore di sfratto e senza dover chiedere l’elemosina a nessuno.
Terzo sogno: la cittadella della solidarietà. Un ostello con duecento stanze, un ristorante con trecento coperti, un'”Ikea” per i mobili, un “Coin” per i vestiti, un ipermercato per i generi alimentari, un poliambulatorio, un centro di ascolto collegato con tutti i servizi in atto in città, un complesso-docce, un salone di parrucchiere per uomo e donna, un ufficio legale, una banca per miniprestiti, ecc.
Per ora ci sono le idee, ma non è impossibile, prima o poi, mettono le ali e comincino a volare.