L’altro ieri ho consegnato a mio nipote, funzionario di una grossa azienda nel settore dei mobili e dell’arredo per la casa, le ultime cinque copie del mio “diario” del 2009, uscito col titolo “In riva al fiume”.
«Zio, visto il successo del tuo volume e dell’interesse con cui alcuni miei colleghi l’hanno letto, mi piacerebbe regalarlo ai dirigenti della mia azienda, che ti conoscono in qualche modo per i tuoi interventi sulla stampa locale».
Le cinque copie erano le ultime delle cinquecento che i miei magnifici collaboratori hanno stampato mediante la tipografia artigianale de “L’incontro”. Quest’anno sono riusciti a far uscire il volume prima del termine del 2010, cosicché esso è diventato il regalo di Natale per altrettanti concittadini, in qualche modo interessati all’opera e alle idee di questo vecchio prete.
Cinquecento copie non sono un granché nell’abbondante produzione libraria della nostra città, però cinquecento copie scritte da un prete, e da un prete ultraottantenne, su argomenti prevalentemente religiosi, e da un prete già in pensione che non ha mai fatto parte della gota della diocesi, possono destare una qualche sorpresa ed una certa meraviglia.
Mi sono chiesto tante volte il perché del relativo successo de “L’incontro”, con la sua tiratura di cinquemila copie settimanali, pur avendo una veste tipografica modesta ed un gruppo redazionale sparuto.
Penso che, tutto sommato, l’opinione pubblica stia premiando l’onestà della ricerca, la passione per l’uomo, la presa di posizione libera, senza presunzioni e senza complessi, l’umiltà del riconoscere i propri limiti e soprattutto il sogno di una religione più aderente alle istanze dell’uomo d’oggi e almeno desiderosa di rifarsi alla “sorgente”.
Io spero proprio di far del bene ai miei concittadini, o perlomeno di aiutarli a porsi domande e risolvere problemi, non dando nulla per scontato.