Io seguo, come sempre, da lontano le imprese del mio vescovo, ma per questo non è che non le segua e non mi senta coinvolto meno di quei miei confratelli che non possono sopravvivere se non sotto le sue sottane.
Non è che neanche al Patriarca tutte le ciambelle riescano col buco, ma sempre più spesso fa centro non solo nelle gare di “patronato”, ma anche nelle competizioni regionali, nazionali e perfino internazionali.
Ho l’impressione che tanto più alto è il livello delle persone che sono coinvolte nei suoi interventi, tanto meglio il nostro Patriarca riesce ad offrire contributi credibili e condivisibili.
Avevo letto con interesse ed attenzione l’apporto di pensiero che ha offerto recentemente alla Regione, poi qualche giorno dopo mi è capitato di vedere la registrazione dell’evento mandato in onda da Telechiara, l’emittente televisiva delle diocesi del Triveneto. Il Patriarca mi è apparso brillante, convincente ed originale nel proporre soluzioni avanzate ed innovative nei rapporti tra le diverse fazioni politiche che in questo momento si scontrano, si insultano con un linguaggio da portuali e da donne di strada.
Il discorso sulla “etica civile”, sui valori condivisibili, ho l’impressione che abbia fatto breccia sui costituenti la “carta fondamentale” del Veneto. Mi è rimasto però il timore che la Lega sia interessata ad un passaggio fra il paganesimo celtico iniziale e la cristianità e che il cosiddetto Popolo della libertà abbia più che mai bisogno del consenso di quello che è rimasto della Vandea d’Italia.
Sono grato al Patriarca per il suo coraggio, per la sua abilità e per la capacità di mettersi sulla lunghezza d’onda del mondo che conta!